Novità storica la birra artigianale: il Collegato agricoltura, approvato qualche giorno fa dal Senato, ha dato finalmente una definizione precisa del prodotto. Ai sensi di legge quindi (art.35 del DDL S 1328-B) potrà essere considerata “birra artigianale” quella “prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e microfiltrazione”. Inoltre viene precisato che “per piccolo birrificio indipendente si intende un birrificio che sia legalmente ed economicamente indipendente, che utilizzi impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio, che non operi sotto licenza di utilizzo dei diritti di proprietà immateriale altrui e la cui produzione annua non superi 200.000 ettolitri, includendo in questo quantitativo le quantità di birra prodotte per conto di terzi”.


Cambiamenti in vista anche per quanto riguarda le etichette. Fino ad ora infatti la birra veniva classificata solo in base al contenuto zuccherino del mosto. Risultavano quindi 5 categorie: birra, birra analcolica, light, birra doppio malto e birra speciale; mentre non venivano prese in considerazioni varietà come ‘lager’, ‘ale’ o anche ‘bitter’.
Sull’etichetta non trovavano spazio neppure le informazioni relative ai metodi di produzione né alle materie prime utilizzate. La nuova legge, pur non introducendo criteri specifici sulle materie prime, per cui non si può subordinare l’artigianalità della birra all’italianità del luppolo, accoglie le sollecitazioni ad aumentarne la produzione, al momento insufficiente per la richiesta di prodotto sul mercato nazionale.


Un passo avanti notevole per un settore che nel giro di 10 anni è cresciuto del 1.900% (dati Coldiretti): ci sono 875 microbirrifici sul territorio nazionale e ogni anno si registrano crescite superiori al 20 per cento con una produzione complessiva che nel 2014 ha superato i 450mila ettolitri (il 3% della produzione nazionale).