La debole crescita dell’economia e una profonda revisione dei comportamenti di acquisto hanno messo a dura prova la grande distribuzione mondiale e impongono, a breve termine, processi di adattamento per continuare nella crescita: questa la lezione di fondo del 18° rapporto “Global Powers of Retailing” realizzato da Deloitte Touche Tohmatsu in collaborazione con “Stores Media”, il ramo editoriale di Nrf (National Retail Federation), la principale associazione americana delle insegne della Gdo.
 
Sotto la lente i bilanci 2013 dei 250 maggiori retailer, compresi i 50 leader del commercio elettronico, che formano una sorta di “appendice” ovviamente guidata da Amazon (61 miliardi di dollari di fatturato), la quale tuttavia comincia a risentire della concorrenza delle grandi dot.com asiatiche.

Si osserva che la crescita del giro di affari, a valori costanti si è limitata al 4,1%, contro il 4,9 del 2012, il 5,1 del 2011 e il 5,3 del 2010. Tuttavia ben 179 gruppi si sono difesi bene sul versante della redditività, con un’indicazione media che si è mantenuta su un livello del +3,4 per cento.

Quello che preoccupa è l’appesantirsi di alcuni “nuovi mercati”, come Cina, Russia e Brasile, che cominciano a evidenziare un rallentamento o un’evidente recessione. D’altro canto questa caduta è compensata da progressi di altre zone geografiche, soprattutto Estremo Oriente e Africa.

La zona sub-sahariana è la seconda regione a più rapida crescita economica del mondo, grazie a una confluenza di elementi positivi: molti investimenti esteri, forti esportazioni di materie prime, la stabilità politica raggiunta da alcune nazioni. Tutto questo favorisce lo sviluppo demografico, l’occupazione e dunque il consolidamento della nascente classe media. Inoltre i Paesi più stabili, grazie alla rapida diffusione della telematica, stanno diventando un laboratorio sorprendente per la sperimentazione dell’e-commerce.

Sui grandi scenari economici mondiali si innestano ulteriori elementi “caldi”, basilari per la riscossa e particolarmente chiari nelle aree sviluppate dell’Europa e del Nord America: dal travel retail al mobile commerce.  Il consumatore occidentale vuole risposte immediate ai propri bisogni, tempi di consegna sempre più corti, punti di vendita in grado di assicurare un’esperienza di acquisto davvero appagante.

Se queste non sono certo novità – scrivono gli analisti di Deloitte – il fenomeno più interessante del 2015 sarà l’esplosione tecnologica che interesserà sia il grande commercio sia il cliente finale, con mezzi sempre più sofisticati e in grado di operare in ogni luogo e in ogni situazione. Insomma tutto sarà giocato sull’ubiquità e sulla multicanalità più spinte, mentre si intensificherà moltissimo, da parte del pubblico, la pretesa di una risposta concreta alle proprie aspettative senza soluzione di continuità, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.

Un vera sfida all’” onnipresenza” distributiva. Si spiega così l’esplosione, nei prossimi anni, dell’m-commerce, gestito attraverso smartphone, che sul mercato Usa raggiungerà i 640 miliardi di dollari (542 miliardi di euro; 20 miliardi circa in Europa).


Anche in questa edizione Deloitte ha stilato la classifica delle maggiori insegne. In pole position, come sempre, campeggia Wal-Mart, con i suoi 476,3 miliardi di dollari, seguito da Costco (105,1). Il terzo, il quarto e il quinto posto vanno tutti agli europei: Carrefour (98,7), Schwarz (praticamente a pari merito con il gruppo francese) e Tesco (98,6). Sesta è di nuovo una grande compagnia Usa, The Kroger (98,3), mentre in settima e ottava posizione tornano due big tedeschi, ossia Metro (86,3) e Aldi (81). Chiudono la top 10 i discount del gruppo Target di Minneapolis (72,5). La prima delle italiane è Coop, al sessantatreesimo posto.


E’ molto significativo, commenta Deloitte, che alla testa della graduatoria si trovino tanti gruppi del Vecchio Continente e soprattutto operatori che hanno nell’alimentare il proprio core business. Del resto le imprese tedesche e francesi sono quelle con la più ampia apertura internazionale (45,4 e 43,6% di fatturato estero rispettivamente). Per trovare un esponente del non-food dobbiamo scendere fino al nono posto, dove campeggia The Home Depot, il re americano dell’arredo casa e brico.