Nonostante le indicazioni dei mercati siano ancora molto deboli e spesso contraddittorie, i segni di ripresa in Italia sono ormai evidenti. E a motivare il consumatore, anche nei momenti difficili, è stata in larga parte l’innovazione, visto che l’82% dei nostri connazionali è sempre propenso a sperimentare le novità, delle quali ha una vera “sete”, reputando, in 46 casi su 100, che l’offerta, nel nostro Paese, sia ancora troppo carente in quanto a propositività o, addirittura (5 persone su 10) che non si tratti purtroppo di innovazioni radicali (“i nuovi prodotti sono poco differenti rispetto a quelli esistenti).

Le indicazioni, emergono dalla ricerca svolta da Iri per l’edizione 2015 di “Eletto prodotto dell’anno”, un evento con un sottotitolo davvero significativo: “I consumatori premiano l’innovazione”. Ma questo premio arriva solo se accompagnato dal giusto prezzo.

Quasi tutti (90%) infatti sono interessati e incuriositi, ma a patto di corrispondere un prezzo accettabile/sostenibile (+2% rispetto al 2013). I nostri connazionali sono anche disponibili a spendere qualcosa di più, ma solo se il prodotto soddisfa pienamente le promesse e le esigenze (63% delle risposte).

Da notare che il cluster formato dagli elementi più sensibili alle novità (‘fanatici’ o semplicemente ‘favorevoli’) è aumentato, anche se di poco, nell’arco di un triennio: dal 49% del 2012, al 51 del 2013, al 52 dell’ultima rilevazione.

Parallelamente, visto che gli atteggiamenti tendono spesso a radicalizzarsi nel tempo, è rimasta immutata, anzi si è leggermente consolidata, la compagine di coloro che sono ‘ostili’ o ‘refrattari’ alle nuove proposte delle aziende: 23% nel 2012 e 24% nel 2014.

E’ importante, a questo punto, comprendere bene il profilo di chi è più sensibile ai lanci e agli annunci di prodotto. La ripartizione fra i sessi è abbastanza in equilibrio (49% donne, 51% uomini) anche se la componente maschile è sempre un po’ in vantaggio, mentre quella per età riserva alcune sorprese in più.

La fascia prevalente rimane quella dei 35-49enni, generalmente padri e madri di famiglia, decisori di acquisto con un buon reddito, e si attesta intorno al 34%. Il contributo dei soggetti fra i 24 e i 35 anni è invece in costante aumento: 24% nel 2012, 26 nel 2013 e 28 nel 2014. I 15-24enni non guadagnano, ma nemmeno perdono, restando sul 18%. Si può dedurre, insomma, che l’innovazione è giovane, anche perché la fascia più matura (50-65 anni) cala dal 23 al 20% nel triennio, nonostante si tratti spesso individui con buone capacità di spesa.

Se tra i fattori che rendono tale un’innovazione ci deve essere indubbiamente il rispetto del cliente (per il 52% la qualità deve avere il giusto prezzo), il vero contenuto innovativo (40% delle risposte), la semplificazione della vita di tutti i giorni (32%), spunta al quinto posto la richiesta che il prodotto sia made in Italy (27%).

Nel corso degli anni, sottolinea ancora la ricerca, le persone hanno creato una vera “griglia” di valori all’interno della quale deve muoversi il prodotto innovativo: ritorno alla semplicità, rispetto dell’ambiente, riduzione degli sprechi, cura per il benessere, consolazione dallo stress, contenuto di servizio, disponibilità su molti canali, on e off line.

Non è tutto. La marca svolge un ruolo crescente nel cammino che porta verso l’innovazione reale: nel 2012 il brand era giudicato un fattore ‘estremamente’ o ‘molto importante’ dal 25% degli interpellati e nel 2014 il dato era salito al 35%.

“La capacità di essere vicini a un consumatore in difficoltà, ma comunque evoluto, investendo sulla marca e sui formati vincenti, sapendo interpretare criticamente la leva promozionale, calibrando la politica di pricing, sviluppando partnership con i retailer più dinamici: tutti questi aspetti – conclude Iri – rappresentano i fattori critici per un successo sostenibile”.