In settimana la presentazione del rapporto sulla distribuzione, realizzato da SymphonyIri Group per il mensile “Mark Up”, ha fissato piuttosto bene i confini evolutivi della gdo italiana. Insegne nazionali in crescita - sommando le quote di mercato di Coop, Conad, Esselunga e Selex, si osserva, in un biennio, un ampliamento della market share del 2,6% - e insegne estere in flessione.

In questo scenario si stagliano tre grandi gruppi, particolarmente dinamici: le cooperative, il commercio associato e le imprese di capitale italiane, come Esselunga. Tutte hanno in comune tre cose: un filo diretto con il consumatore, una perfetta conoscenza del mercato nazionale,  una costante voglia di innovare e diversificare. C’è poi la leva della capillarità, mossa particolarmente da Crai, che non a caso ha fatto, l’11 maggio, il proprio ingresso in Fida-Confocommercio, gesto significativo per un gruppo che accoglie anche i piccoli dettaglianti e che dimostra che nell’Italia dei mille campanili forse c’è ancora spazio per tutti., a patto di scegliere il format giusto in base alle caratteristiche del territorio. Chi si sognerebbe di aprire un superstore in uno sperduto paese di montagna con un migliaio di abitanti? Ma un minimarket, si chiami Margherita o Crai, soddisfa in pieno i bisogni della popolazione locale e ha ottime opportunità di lavorare e guadagnare bene.

I due colossi nazionali, Coop e Conad, pur non dimenticando il bisogno di presidiare il territorio, e pur essendo in polemica, almeno si dice, per sapere chi è primo nella quota sull’alimentare, stanno giocando la stessa carta, ossia la diversificazione e moltiplicazione dei servizi: carburanti, parafarmacie e via discorrendo.

Nel caso di Coop esiste anche il prestito sociale, una forma di credito del tutto particolare, alla quale però si sta affiancando il vero e proprio banking. Basta pensare al progetto CoopCiConto di Coop Adriatica: servizi assicurativi, bancari e finanziari pensati insieme al  Gruppo Unipol. Molto impegnato su questo versante, oltre che su quello delle benzine, è anche Carrefour, con Carrefour Banca che presto dovrebbe entrare per primo nel ramo dei conti correnti, esperienza già collaudata ampiamente nella nativa Francia.

Citiamo ancora le circa 25 Librerie Coop, attive in Emilia, Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto, Toscana, Marche, Abruzzo e Campania. I rumors dicono che siano in affanno, ma la cosa sarebbe tutta da verificare.

Insomma: il leader ha attività sempre più ramificate, il che moltiplica le occasioni di contatto con il consumatore e i livelli di servizio.

Una dimostrazione della bontà delle scelte strategiche è venuta questa settimana dalla presentazione dei dati di Bilancio Consuntivo 2011.  Malgrado tutto – dire che la congiuntura è pesante è un’ovvietà - Coop resiste e si conferma come primo gruppo della grande distribuzione italiana aumentando la propria quota di mercato che è oggi pari al 18,4%.

Sono 13,1 i miliardi di fatturato (+1,7%), un risultato operativo netto delle grandi cooperative dello 0,5%, sostanzialmente in linea con l’anno precedente. Sono 1.474 i punti vendita di Coop (comprensivi di 30 nuove aperture), si è inoltre mantenuta la base occupazionale (oltre 56.900 addetti) e si conferma l’aumento della base sociale (sono oltre 7 milioni e 700.000 i soci con una percentuale di crescita del 3,6% rispetto al 2010).

“Abbiamo sostanzialmente tenuto sulle vendite e sul risultato della gestione caratteristica, mantenendo anche la nostra solidità patrimoniale: sono risultati tutt’altro che scontati raggiunti mantenendo i prezzi di vendita più bassi rispetto a quelli all’acquisto operati dalle industrie fornitrici (circa un punto percentuale in meno), senza venir meno alla distintività dell’essere cooperativa.- sostiene Vincenzo Tassinari, presidente del Consiglio di Gestione di Coop Italia -. Anche nel 2012 Coop dimostra una tenuta delle vendite complessive (+0,9% rispetto ad una media Super+Iper a +0,4%). Permangono tuttavia difficoltà di cui le maggiori si confermano nel primo semestre 2012 sui prodotti non alimentari, con una flessione vicina al 10% (in particolare elettronica e abbigliamento) nella grande distribuzione organizzata; tengono invece le vendite degli alimentari confezionati, considerata anche l’inflazione che nei primi 5 mesi ha fatto segnare un +3,8% mentre sono in  flessione i prodotti freschi, in particolare l’ortofrutta, ma anche carni e soprattutto il pesce”.

“Nonostante la tenuta complessiva – continua Tassinari - guardiamo con preoccupazione alla seconda metà del 2012 e i primi risultati del “Barometro” Coop di giugno ci danno ragione:  il 33% dei nostri soci e consumatori (ma erano il 24% solo 3 mesi fa) prevede un peggioramento delle proprie condizioni economiche nei prossimi mesi. Sull’immediato futuro pesa anche l’incognita dell’aumento ipotizzato dell’Iva, una vera mannaia per tutti i consumatori. Abbiamo stimato che il possibile aumento dell’Iva, sommato agli aumenti delle tasse e a quelli su carburanti e tariffe graverebbe sui redditi di una famiglia media per circa 2.700 euro l’anno. Ciò determinerebbe un ulteriore effetto depressivo soprattutto nei confronti delle famiglie meno abbienti, sempre più numerose, che devono fronteggiare in questi mesi la spinta inflattiva sui beni ad alta frequenza di acquisto che, soprattutto per l’inasprimento dei costi delle materie prime ed energetici, è al 3,8%”.

Pur con queste criticità spiccano alcuni risultati positivi di Coop: in primo luogo i dati del prodotto a marchio che supera i 2,8 miliardi euro di fatturato, con una quota complessiva che raggiunge nel 2011 il 25% sul totale alimentari confezionati - una quota più europea che italiana (dove le private label sono al 16%) – e che crescerà ancora – sta infatti toccando il 27% nel primo quadrimestre 2012 con un trend del +15% - a dimostrazione del fatto che i soci e consumatori trovano nel prodotto Coop quella giusta combinazione di qualità, prezzo e valori che risponde alle loro esigenze.

Buoni sono stati  i risultati di Coop Voce, la telefonia mobile di Coop, che ha raggiunto 800.000 clienti e che si dimostra un piccolo caso di eccellenza e sempre nel corso del 2011 è cresciuta la diffusione di Coop Salute con 105 corner, 84 milioni di euro di fatturato (in crescita del 9%) e un risparmio per il consumatori di circa il 29%, rispetto ai prezzi medi praticati in farmacia.. Anche nell’ambito della vendita dei carburanti, dopo l’esperienza positiva delle prime 5 stazioni, nei prossimi anni si prevede l’apertura di 15 stazioni di servizio per un volume stimato di litri erogati pari a circa 210 milioni annuali.

Un altro impegno che Coop confermerà anche nel futuro è l’attenzione rivolta al mondo dell’agricoltura italiana, con oltre 6 milioni di quntali di ortofrutta e un valore di circa 1 miliardo di euro di carne di provenienza italiana venduti nella propria rete. In questo ambito spicca il progetto della linea di vini “Assieme” realizzata di concerto con alcune cantine italiane associate a Legacoop Agroalimentare (in un anno oltre 1.800.000 bottiglie vendute) e il progetto di co-imprenditorialità siglato assieme a Legacoop e Coldiretti iniziata con la pasta “100% Italia” lanciata a fine aprile 2012: un prodotto che accorcia la filiera e garantisce una più equa ripartizione del valore aggiunto.
 
“Confermato,  inoltre, pur in un contesto molto delicato, il piano delle nuove aperture che non conosce soste: nel triennio 2012-2014 apriranno 52 nuovi punti vendita, generando nuova occupazione e investendo oltre 400 milioni di euro –aggiunge Ernesto Dalle Rive, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Coop Italia - In questo momento di recessione economica e di crisi dei consumi ciò che manca  è una politica economica chiara di sostegno dell’economia. Segnalo una evidente incongruenza: se con la legge “Cresci Italia” da un lato si darebbe luogo a liberalizzazioni che data la situazione in atto possono non dare i risultati sperati (nuove aperture – orari di apertura) dall’altro con l’art. 62 (regolamento dei tempi di pagamento clienti-fornitori, ndr) si drenano risorse utili per la distribuzione moderna, che ogni anno investe 3 miliardi in sviluppo della rete di vendita che si riflette  anche in nuova occupazione”. Su riflessi del famoso articolo 62, che dovrebbe diventare operativo da luglio, ci sarebbe in realtà moltissimo da dire, ma non è questa la sede per una divagazione tanto ampia, che rimandiamo al futuro.

Fra pochi giorni anche Conad presenterà i propri conti. E’ lecito supporre che data la politica di sviluppo rete svolta durante l’anno, l’impegno nel restyling dei punti di vendita, la forte insistenza sulle private label e sulle attività collaterali al core business, le evidenze saranno simili a quelle del concorrente di sempre. E il fatto che in testa alla classifica ci siano due gruppi basati sull’associazionismo e la cooperazione vuole senz’altro dire qualcosa: che la crisi, per quanto brutta, per quanto grave, per quanto lunga, va affrontata unendo le forze e non disperdendole.