Tra luglio e settembre 2014 le vendite di birra sono crollate del 26%. Un calo, secondo quanto riportato da uno studio di Ref Ricerche per Assobirra, dovuto al peso delle accise, aumentate in base a una decisione del precedente governo e che subiranno un ulteriore incremento dal 1° gennaio 2015.

 

Il comparto da circa 10 anni non vede la crescita e con questi valori in picchiata, subisce un peggioramento della situazione, pur valendo 3,2 miliardi, garantendo 136mila posti di lavoro e contando oltre 200mila imprese.

 

I consumi nel 2013 si sono mantenuti sostanzialmente piatti (pari a 17milioni e 504mila di ettolitri, +0,3% sul 2012), così come il consumo pro capite, che rimane invariato a 29,2 litri annui contro i 29,3 del 2012; valori che confermano l'Italia all'ultimo posto in Europa.

 

AssoBirra, per questa ragione, ha lanciato la campagna #salvalatuabirra contro l’aumento delle accise previsto a gennaio, provvedimento che rischia di mettere in ginocchio l'intera filiera.

 

"Le accise sulla birra si traducono in un innalzamento del prezzo pagato dal consumatore, a parità di prezzo praticato dall’impresa. L’incremento dei prezzi si traduce in una diminuzione delle quantità vendute, tanto maggiore quanto più elastica al prezzo risulta la curva della domanda e anche lo Stato non ci guadagna quello che ha programmato”, spiega Fedele De Novellis, coordinatore della ricerca Ref.