La blockchain sarà uno degli argomenti centrali dell'edizione 2019 di Tuttofood. L'area Tuttodigital ospita infatti Blockchain Plaza, un format dove condividere esperienze, idee e proposte riguardo alle tematiche della 'catena dei blocchi' nell'agroalimentare italiano. In particolare oggi, 6 maggio, sono previsti, per l'evento inaugurale, i contributi di GS1 Italy, dell'Osservatorio Smart Agrifood, del Ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio. A seguire, l'8 maggio, una rassegna di case histrory, cui parteciperanno i consorzi del Grana Padano Dop, dell'Aceto Balsamico di Modena Igp, del Cioccolato di Modica Igp, oltre a Lattebusche (Latte bio), Csqa e, di nuovo GS1 Italy.

Il tema è di grande attualità. Ma quanto è sviluppata la nuova tecnologia a livello internazionale? Secondo i risultati della ricerca dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2018 la blockchain ha continuato a suscitare grande interesse da parte delle imprese, nonostante il calo delle criptovalute. Nel mondo sono 579 i progetti attuati da aziende e governi nel triennio 2016-2018, di cui 328 negli ultimi 12 mesi (+76% rispetto al 2017).

La grande attenzione mediatica attorno alla tecnologia della “catena dei blocchi” ha spinto la crescita degli annunci (il 59% del totale dei casi del 2018, +94%), ma sono in aumento anche i prototipi (27%) e i progetti già operativi (14%), che insieme hanno registrato un incremento del 56%, segno di un percorso che si avvia a una certa maturità.

Le aziende più attive nell’ultimo triennio sono gli attori finanziari (48%), le pubbliche amministrazioni (10%) e gli operatori logistici (8%), mentre i principali processi di applicazione sono la gestione dei pagamenti (24%), la gestione documentale (24%) e la tracciabilità di filiera (22%).

L’area con la più alta densità di casi di applicazione nell’ultimo triennio è l’Asia, con il 32% dei progetti, seguita da Europa (27%), America (22%) e da Oceania e Africa (5%), mentre il restante 14% è costituito da pianificazioni multi-continentali.

Gli Stati Uniti guidano la classifica dei singoli Paesi (17%), seguiti da Giappone (oltre il 7%), Cina (7%), Regno Unito (4%) e Corea del Sud (4%).

Le aziende che hanno attivato sperimentazioni di blockchain preferiscono affidarsi a piattaforme private (90% dei 448 casi in cui viene dichiarata la tipologia di soluzione utilizzata) piuttosto che a piattaforme pubbliche (10%).

Fra i 318 casi in cui viene indicata la piattaforma impiegata, le più diffuse sono Hyperledger (75 progetti, 24%) e nuove piattaforme blockchain sviluppate appositamente (altri 75 casi, 24%), seguite da Ethereum (49 casi, 15%), Corda (35 casi, 11%), Ripple (22 casi, 7%) e Bitcoin (7 casi, 2%). I restanti 55 si affidano a soluzioni minori (17%).

Nel 2018 le aziende italiane hanno speso in tecnologie blockchain e distributed ledger circa 15 milioni di euro, con 150 casi suddivisi tra corsi di formazione e consulenza strategica per comprendere modalità e ambiti applicativi di questa tecnologia (50 avviati da imprese che devono ancora orientarsi sul tema), consulenze per conoscere le diverse piattaforme e sviluppare progetti pilota (80, attivati da realtà che hanno già una conoscenza di base della blockchain), progetti operativi (10) e Ico (Initial coin offering, 10 casi attivati da startup).

Al momento le aziende che investono in progetti di blockchain e distributed ledger sono solo quelle di grandi dimensioni e le startup, che cercano supporto operativo nella realizzazione di Ico.

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Fonte dell'illustrazione: Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano