La notizia è tanto conosciuta quanto importante per la Gdo nazionale: a inizio settembre Etruria Retail e Apulia Distribuzione hanno detto addio ad Auchan Retail Italia, entrato nel mondo Conad, per diventare master franchisor di Carrefour Italia, che, dal 1° gennaio 2020, vedrà aumentare la propria rete di 546 punti vendita, che si andranno ad aggiungere ai 1.085 attuali.
Etruria, gruppo di acquisto nato a Siena nel 1961 e divenuto leader distributivo nell’Italia centrale – Toscana, Umbria e alto Lazio – porterà in dote 290 punti vendita operativi in 15 province.
Nel 2018 il gruppo - formato dalla capofila, Cooperativa senese, e da 6 controllate che operano nei settori della Dmo, del food service e nella gestione diretta dei negozi - ha chiuso il bilancio con un fatturato netto di 280 milioni di euro. Etruria Retail ha registrato un giro d'affari di 360 milioni alle casse, mentre l’organico ha toccato, tra soci e dipendenti, 1900 persone. Molto robusta la situazione patrimoniale dell’azienda, che si è sempre distinta per l’autonomia nei confronti del partner francese: il capitale investito si mantiene poco oltre i 61 milioni di euro e il patrimonio netto supera i 39, consentendo una copertura vicina al 64 per cento del capitale stesso. La posizione finanziaria continua il percorso di deciso miglioramento, che ha portato Etruria a ridurre l'indebitamento di oltre 8 milioni di euro negli ultimi due esercizi.
Abbiamo chiesto al
Direttore generale, Graziano Costantini, di parlarci dei cambiamenti futuri, partendo però dal passato prossimo...

Avreste potuto decidere anche di entrare in Conad?

La rete è di nostra proprietà e i 50 maggiori punti vendita sono direttamente di Etruria Retail, mentre il resto è dei nostri soci. Per cui l’acquisto da parte di Conad non rientrava, fin dall’inizio, nel perimetro dell’operazione.

Cosa cambia per Etruria dopo l’accordo con Carrefour?

Prenderemo da Carrefour - che ha confermato con tale operazione il proprio interesse per l’Italia e la volontà di espandersi in Regioni finora meno coperte - gli elementi contrattuali importanti, come la negoziazione degli acquisti, l’insegna di prestigio internazionale, la marca propria e l’integrazione profonda con il digitale, un percorso quest’ultimo, da noi già avviato, ma diretto più che altro a completare l’offerta. Lavoreremo dunque per coniugare l’immagine e la forza innovativa di Carrefour, con la nostra esperienza di distributori e conoscitori del territorio. Nel nostro gruppo c’è molto entusiasmo per questa nuova avventura imprenditoriale ed è un’ottima premessa.

Quando e come comunicherete il cambio di partner?

La trasformazione di brand sarà comunicata in modo tempestivo e adeguato: in questi mesi stiamo ‘parlando’ soprattutto a dipendenti, fornitori e consumatori, per testimoniare loro che il gruppo, anche se con un altro partner commerciale, resta al loro fianco. Dal 1° gennaio contiamo di rivedere, in circa 30 giorni, la morfologia interna ed esterna dei negozi: questo dipende sia dalle tempistiche dell’operazione, che parte, appunto, con il primo giorno del 2020, sia dal bisogno di confermare subito, nei fatti, quanto detto in precedenza.

Andando oltre l’accordo quali sono i motivi della vostra solidità?

Abbiamo costruito un percorso lineare, senza ‘colpi di testa’, diretto a consolidare la nostra presenza sul territorio, naturalmente senza perdere di vista le trasformazioni in corso nella Gdo. Fattori importanti sono anche la grande conoscenza del nostro territorio e la gestione accurata della rete, in presenza di una situazione molto competitiva, che vede presenti insegne come Esselunga, Conad, Coop e altri. Dal punto di vista merceologico abbiamo sempre privilegiato la qualità e dato spazio alle numerose produzioni locali. Sul piano economico, infine, il nostro lavoro si è focalizzato sul contenimento dei costi, per permette, come ho detto, una gestione veramente professionale.

Presidiate Toscana, Umbria e alto Lazio: quale delle 3 aree è per voi più significativa?

Noi siamo nati in Toscana e dunque in questa Regione abbiamo una maggiore capillarità, con oltre 200 punti vendita e una quota di mercato intorno al 6 per cento. In particolare nelle province di Arezzo, Siena e Grosseto, la nostra incidenza si piazza fra il 10 e il 15 per cento. Al secondo posto, con 60 insediamenti, è l’Umbria. Nell’Alto Lazio abbiamo 25 supermercati, attivi specialmente nella zona di Viterbo, ma anche nell’area di Rieti.

E i vostri format?

Siamo orientati al supermercato di prossimità. Sono interessanti anche i parchi commerciali, mentre nei centri commerciali, che pure sono rilevanti dal punto di vista distributivo, non abbiamo finora avuto presenze, anche perché le nostre metrature non superano i 1.000-1.500 mq, una dimensione che peraltro è, nel mondo della Gdo, quella di maggiore successo.

Eturia vuole anche dire una serie di attività non strettamente di vendita al dettaglio. Parliamone…

È vero. Etruria Retail è oggi a capo di un gruppo di imprese che operano principalmente nei settori del retail, del food service e della gestione diretta dei punti vendita. Aziende che, anche nel 2018, hanno conseguito buoni risultati d’esercizio. Tra queste cresce, in particolare, Gms, che gestisce i supermercati di proprietà e dà lavoro a oltre 400 dipendenti. Buono anche l'andamento di Sapori di Toscana, leader regionale nel food service, che ha ottenuto un risultato d’esercizio positivo e performance dinamiche.

Pensate a ulteriori diversificazioni?

Direi di no. Ritengo che oggi, con tutte le trasformazioni in atto, le aziende debbano concentrarsi sul core business. D’altronde, su questo, anche le stesse multinazionali hanno ormai la mano molto leggera e, pur innovando la parte che si vede, procedono poi, il più delle volte, a razionalizzazioni profonde. Credo non sia più il momento di inventare e improvvisare, rischiando capitali, ma di consolidare e sviluppare, con gli investimenti, quello che si sa fare. Dunque, per esempio, escludo puntate nel mondo della ristorazione commerciale, che affianchiamo invece con Sapori di Toscana.