Guadagnare denaro con un’app facendo la spesa di tutti i giorni? È la scommessa di Ti Frutta, un progetto di Ubiq che nasce dall’esperienza di Ubiq Lab,ex spin-off dell’Università degli Studi di Parma.
All’inizio del 2016 la maggioranza della società, che ha oggi 23 collaboratori, è stata acquisita da Sia, colosso europeo attivo in 48 Paesi nella progettazione, realizzazione e gestione di infrastrutture e servizi tecnologici dedicati alle istituzioni finanziarie, banche centrali, imprese e pubbliche amministrazioni. Sia opera nelle aree dei pagamenti, della monetica, dei servizi di rete e dei mercati dei capitali.
Ti Frutta funziona in modo semplice: si carica l’applicazione sul proprio smartphone, ci si registra, si fanno gli acquisti e si fotografa lo scontrino. Le imprese aderenti al circuito, 25 brand del grocery, premiano il consumatore con una piccola somma – circa il 25% del valore del prodotto – che viene caricata sul borsellino elettronico dell’utente. Il bello è che si tratta di veri soldi spendibili ovunque, che si possono trasferire sul proprio conto corrente, su Bancoposta o su PayPal.
Ogni 3 settimane oltre 70 nuovi prodotti vengono messi in vetrina. Citiamo solo alcuni marchi: Barilla, Valfrutta, Cif, Parmareggio, Foxy, Bonomelli, Cirio, Yoga, Calvè, Knorr, Voiello.
Attualmente il servizio è disponibile in tutta Italia. Sono già 450.000 i Ti Frutters che hanno scaricato l’App.
A parlarci di questa realtà, che non nasconde le proprie ambizioni di sbarcare anche all’estero, è
Davide Pellegrini, presidente co-founder di Ubiq e Docente di economia e gestione delle imprese dell’Università degli studi di Parma

Come è nata la vostra idea?

Il progetto è partito a novembre 2015 all’interno del Dipartimento di Marketing dell’Università degli Studi di Parma, notoriamente molto specializzato nel retail marketing e ricco di talenti con profondissime conoscenze di carattere distributivo. Abbiamo coinvolto anche i colleghi della Facoltà di Ingegneria per dare vita a tecniche di riconoscimento ottico (Ocr) proprietarie che fossero in grado di leggere gli scontrini. Il primo test è stato realizzato a Modena, con 10 partner industriali. Attraverso un algoritmo intelligente le imprese sono in grado di trovare i propri prodotti negli acquisti dei consumatori e dunque di riconoscere al cliente finale un piccolo cash back.

Ci sono state complessità iniziali?

Devo dire che il cash back ha un ordinamento molto stretto in quanto è equiparato ai soldi, ma abbiamo risolto anche questo problema, anche grazie a Sia Spa, che nel 2015 è entrata nel capitale come socio di maggioranza. Di Ti Frutta è stato apprezzato il lato innovativo di quello che, di fatto, rappresenta il primo sistema per erogare denaro a fronte di acquisti. Il contante, come detto, può essere tranquillamente caricato sulla propria banca, su PayPal e Bancoposta. Abbiamo un legame molto forte con l’app Extra Sconti di Poste Italiane, poiché Ubiq fornisce a entrambi la piattaforma e i contenuti. E questa intesa si è approfondita con l’entrata di Sia, che, a sua volta, è partecipata al 15% da PT. Sia vede, proprio nelle attività di cash back e in tutti i risvolti delle promozioni, un versante destinato a grandi evoluzioni.


Anche la Gdo è interessata?

Naturalmente ci siamo mobilitati anche in questa direzione, per chiudere il cerchio, coinvolgendo tutta la filiera del largo consumo. Alla distribuzione il cash back è sicuramente gradito, ma per fare dialogare Ti Frutta con il retail occorrono alcune piccole integrazioni del sistema casse e una mentalità pronta a superare la vecchia logica del volantino. Ma sono fiducioso sul fatto che qualche grande operatore sarà disposto a compiere il primo passo, sia perché ormai siamo ben conosciuti e diffusi, sia perché abbiamo un borsellino ricco, che può arrivare già a un centinaio di euro. E poi ci sono alcune esperienze estere molto significative: negli Usa gruppo Walmart ha accettato la sfida. Grazie ad Ibotta, app praticamente identica alla nostra, ha riportato, in un anno, 275 milioni di dollari di cash back. Al colosso di Bentonville si sono poi aggiunti altri grandi, come Kroger e Walgreens.

È possibile integrare Ti Frutta con le fidelity?

Quando parlo di ‘modifiche al sistema casse’ intendo proprio questo. Non è un’operazione costosa, o complessa, e le capacità ci sono tutte. Ma il problema vero è di comprendere quanto la nostra Gdo sia pronta a evolvere anche su questo versante: allo stato attuale, parlando di tecnologie, l’attenzione sembra infatti puntata sui pagamenti digitali, e questo a prescindere dal fatto che le nuove soluzioni sono in fondo riservate a utenti giovani o, quanto meno, sotto i 50 anni.

Ti Frutta permette comunque di raccogliere dati molto interessanti…

Certamente, ma il vero obiettivo è semplificarne la lettura. Oggi le aziende hanno fin troppi dati, che spesso non utilizzano al meglio perché sono troppo concentrate su obiettivi di breve termine e dedicano le loro energie al raggiungimento dei target in volume. Insomma l’oggi continua e prevalere sul domani e sulla pianificazione di fatturati più interessanti per il futuro.

Quali saranno le vostre prossime tappe?

Intanto il consolidamento del nostro rapporto con Poste Italiane, che ci permetterà di raggiungere la giusta massa critica. Naturalmente la crescita passa anche attraverso l’espansione del portafoglio di aziende partner, spiegando loro che i cambiamenti del mercato sono sempre graduali. Mi aspetto, infine lo sviluppo di nuovi progetti nell’area delle soluzioni verticali dedicate a singole imprese e nel data-brockering, grazie alla qualità dei dati che raccogliamo.