Il 2017 non è stato un anno positivo per la produzione di miele e anche i soci di Conapi - Consorzio Nazionale Apicoltori - affrontano il terzo raccolto consecutivo con volumi in netta diminuzione rispetto alle medie degli anni passati. Sono soprattutto i mutamenti climatici ad aver rappresentato il condizionamento più evidente: l’avvio molto precoce di una primavera calda ha indotto una forte spinta produttiva delle api, interrotta bruscamente dalle gelate di aprile che hanno compromesso il raccolto di acacia. La successiva siccità, che si è prolungata durante tutta l’estate, ha pregiudicato il raccolto delle produzioni estive.

I più colpiti sono i raccolti di acacia al Nord, seguiti da una battuta d’arresto, generalizzata, della produzione di millefiori che, negli anni passati, aveva invece mitigato in parte la carenza di altri mieli. Analizzando le capacità produttive degli ultimi tre anni, l’acacia nel 2017 ha raggiunto il minimo storico con un -30% rispetto al 2016 e un -70% rispetto al 2015.

Tiene la produzione di agrumi che, dopo il dimezzamento del raccolto avvenuto nel 2016, registra un incremento anche rispetto al 2015, anno di media produzione. Sono stati buoni i raccolti di alta collina e montagna, come castagno e tiglio di montagna, che hanno risentito meno della siccità, mentre è quasi azzerato quello di melata, conosciuto anche come miele di bosco. Il dato negativo che più sorprende è quello del millefiori: questo miele è sempre stato considerato una risorsa importante poiché, avendo origine da fioriture diverse, ha sempre dato più opportunità di essere raccolto. La siccità di questa lunga estate ne ha determinato una diminuzione pari al 20%, facendo venir meno quella riserva di prodotto con cui le aziende apistiche avrebbero potuto colmare le perdite dei monoflora.

Questa carenza di prodotto comporterò un inevitabile aumento dei prezzi che potranno raggiungere, per alcuni raccolti, il 15-20%.