Nel 2018 continua a crescere la domanda di prodotti biologici, così come le famiglie che li acquistano abitualmente, e questo grazie a un più ampio assortimento presso la Gdo e a una forbice dei prezzi con gli alimenti convenzionali più contenuta rispetto al passato. Secondo Nielsen, fatto 100 il costo al pubblico della media convenzionale, il prezzo del bio è sceso, infatti, da 152 a 149, quando era 160 nel 2016.

La conferma arriva da Vincenzo Vizioli, presidente di Aiab, che sarà presente a Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona (dal 24 al 27 ottobre) e che sarà fra gli organizzatori di un incontro dedicato alle esperienze di conversione al biologico di allevamenti di bovini da latte.

Il bio entra, ormai ogni settimana, nel carrello di 6,5 milioni di famiglie (26% delle famiglie italiane) e, saltuariamente in quello di 21,8 milioni di nuclei, l’88% del totale.

Siamo anche uno dei Paesi con i migliori risultati in Europa, con un giro d’affari sul mercato interno che, dai 3 miliardi del 2016, ha toccato i 3,5 miliardi del 2017. Sommando l’export il peso del settore oltrepassa 5,5 miliardi di euro (dati Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica)

Anche i primi mesi del 2018 confermano la volata. Nel 2018 si assiste sia alla forte crescita del confezionato - in particolare per i bio freschi, salutari e gustosi, pronti all’uso - sia all’aumento del peso delle vendite dei prodotti bio sul totale food, sopra il +3,7% da gennaio a maggio, un dato che diventa un +10,3 nella Gdo.

«Per la zootecnia – aggiunge Vizioli - la prospettiva è di uno sviluppo e di un’ulteriore crescita. Nelle intenzioni dei consumatori c’è grande interesse soprattutto per quanto riguarda i trasformati. Penso per esempio agli yogurt, per i quali la produzione biologica è molto richiesta. Questo è un settore che dovrebbe interessare sempre di più gli allevatori, anche perché il prezzo del latte è diventato molto difficile da sostenere. Se è vero che il metodo biologico per le stalle organizzate dà sicuramente più opportunità di valorizzazione del prodotto, è anche vero che, per il latte come per tutte le materie prime, serve un ragionamento più articolato: oggi lo sviluppo del bio in Italia è tutto indirizzato dalla domanda dei consumatori. Il supporto di scelte di indirizzo politico, invece, è a mio avviso ancora carente». Per giunta il nuovo regolamento UE sull'agroicoltura biologica, approvato dal Parlamento europeo a fine aprile, entrerà in vigore nel 2021, e l’Italia rischia di trovarsi impreparata.