Una tassa sulle bibite zuccherate, come cole, chinotto, gazzose, prodotti alla frutta, per la copertura dei minori introiti legati al progetto di esenzione dall’Irap delle partite Iva fino a 100.000 euro: questo l’emendamento alla legge di bilancio avanzato dalla maggioranza 5 Stelle e Lega e approvato dalla Commissione finanze della Camera.

Proteste giungono dal mondo industriale e particolarmente da Federalimentare e da Assobibe, l’associazione di settore che rientra sotto il cappello della stessa Federalimentare: “Esprimiamo la preoccupazione delle aziende che in Italia producono ricchezza e occupazione. La proposta – si legge in una nota - si affida alla vecchia ricetta di colpire ancora di più le imprese, rendendo sempre meno attraenti gli investimenti in questo Paese. Non si possono evocare la crescita e l’export per poi tassare le industrie che a questa crescita contribuiscono”.

“Oggi - prosegue il comunicato - si introduce una tassa su un ingrediente, come lo zucchero. E domani? Fra l’altro, le nuove tasse si ripercuoteranno inevitabilmente sul prezzo dei prodotti, penalizzando quindi le classi sociali più deboli. Il calo delle vendite avrà poi un impatto negativo sulla filiera, riducendo anche l’Iva versata nelle casse dello Stato”.

Il mondo della politica si difende, avanzando il vantaggio secondario della Sugar Tax, ossia arginare il rischio di obesità giovanile, che tuttavia non è la principale motivazione del possibile provvedimento.

C’è da aggiungere che, sempre secondo Assobibe, il settore genera, in Italia, tramite la produzione e la vendita ad altri soggetti economici, un valore complessivo, diretto e indiretto, di 4,9 miliardi di euro, e già contribuisce alle casse dello Stato per un valore pari alla metà del fatturato, ossia 2,3 miliardi di euro di entrate contributive e fiscali (1,1 miliardi di Iva).

Non solo: i consumi finali, pari a 7,43 miliardi di euro hanno risentito di una forte flessione. “Le bevande analcoliche – scrive Assobibe - sono in calo del 25% dal 2009 a oggi, e l’Italia si colloca al penultimo posto in Europa per consumi pro-capite di bibite gassate”.