La proposta avrebbe anche un senso: abbassare l’imposizione fiscale sui lavoratori dipendenti e sulle imprese e alzare le imposizioni indirette, insomma l’Iva, per andare a colpire gli evasori e la fascia di chi consuma di più. L’ipotesi, lanciata dall’associazione delle spa Assonime, presieduta da Luigi Abete, sta facendo strada anche negli ambienti istituzionali.

Di chiarezza però ce n’è molto poca, in quanto alcuni sdrammatizzano e parlano di aumentare l’imposta solo sui beni attualmente al 4 e al 20% e di escludere, si spera, i prodotti di prima necessità, colpendo invece specialmente gli articoli di lusso.

Ovviamente il dibattito ha spaccato in due l’Italia. Forti critiche sono venute da Contromarca, l’associazione delle industrie di marca, e dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli (in foto), che ha fatto rilevare come gli interventi sul valore aggiunto, in un momento di recessione come questo, non farebbero altro che deprimere ulteriormente i consumi, con uno svantaggio che andrebbe a ripercuotersi sull’intero sistema economico.