Supera gli 80 milioni di euro, 83,5 per la precisione il fatturato generato nel 2016 dai negozi temporanei, una formula di comunicazione e di vendita in grado di soddisfare ormai qualsiasi settore merceologico: lo ha reso noto Assotemporary, che evidenzia una crescita, rispetto al 2015, del 7 per cento.

Milano, con 115 location, consolida il suo primato e si ripropone come capitale del temporary shop in Italia, con il 75% degli spazi dedicati, mentre stenta lo sviluppo territoriale nel resto del Paese.

Cresce il segmento dei centri commerciali, che arriva al 20% degli spazi destinati a temporary: nell’area cittadina alcuni gruppi, come Cbre e Auchan, hanno infatti avviato importanti progetti di sviluppo. Va anche aggiunto il comparto, decisamente emergente, dei luogi di transito, con particolare riguardo per la Stazione Centrale di Milano, grande polo di attrazione grazie a una 'platea' di 120 milioni di passeggeri annui.

Tra i settori merceologici è la moda a fare da traino con il 62% delle iniziative temporanee, ma anche il food, la gioielleria/bigiotteria e l’auto segnano significativi incrementi di utilizzo. Nel mondo del largo consumo fra le aziende che hanno approfittato, in tempi recenti, di questa formula possiamo citare Unes, con Il Viaggiator Goloso, Istituto erboristico L'Angelica, Birrificio Angelo Poretti, Cucina Barilla, Vanini, Lindt, Haagen Dazs, Acqua San Benedetto....

I dati raccolti dall'Associazione sottolineano anche il boom del moving store, la forma itinerante di temporary shop, che vede in circolazione in Italia 23.000 negozi a tre o quattro ruote, utilizzabili efficacemente da aziende del fashion e dell’alimentare per operazioni di vendita e di marketing.

Nell'ambito moda Assotemporary sta organizzando per il 30 marzo un convegno specificamente dedicato al settore, mentre in quello del food sarà protagonista del fuorisalone che, per la prima volta quest’anno si affiancherà alla rassegna Tutto Food, organizzata da Fiera Milano dall’8 all’11 maggio.