Alimentare al centro dell'attenzione grazie a Cibus (Parma, 7-10 maggio) e al relativo fuori salone, Cibus Off (5-13 maggio), ma anche alla Milano Food Week (7-13 maggio), evento patrocinato dal Comune, a Macfrut (Rimini 9-11 maggio) e a Seeds & Chips, il summit sull’innovazione nel food, che si svolge il 7-10 maggio a MiCo, il centro congressi della vecchia fiera milanese. L’agenda è molto piena, e internazionale, per tutti: produttori, distributori, espositori, conferenzieri, giornalisti, appassionati e semplici curiosi.

Il settore si riconferma, se ci fosse bisogno di dirlo, una delle punte di diamante della nostra economia. Secondo i dati di Federalimentare e Osservatorio CibusExport il fatturato dell’industria del food & beverage ha toccato, nel 2017, i 137 miliardi di euro, mostrando una crescita del 3,8%. L’export è cresciuto di oltre il 6% e ormai vale più di 41 miliardi, di cui 32 di prodotti finiti.

Salgono tutte le geografie, ma si registra finalmente, sottolinea Cibus, un recupero di Russia, Spagna e Sud America, mentre si mantiene sostenuta la crescita in Nord America e in Asia. Le merceologie che sviluppano le performance più interessanti sono formaggi, salumi, dolci e spumanti. Mostrano tassi di sviluppo molto interessanti anche le farine speciali, i preparati gastronomici e dietetici, i distillati e le acque minerali.

L’impegno degli operatori in ricerca e sviluppo è notevole: basti dire che Cibus 2018 presenta 1.300 novità di prodotto. “Cibus è tradizione e innovazione. Con la stessa formula vogliamo raccontare lo straordinario patrimonio agroalimentare italiano – ha commentato Andrea Olivero, viceministro delle Politiche agricole alimentari e forestali -. Il Governo aveva posto, già in occasione di Expo2015, il traguardo dei 50 miliardi di euro di export entro il 2020 e fa piacere constatare che la tabella di marcia è stata rispettata. Certamente il 2018, con le iniziative dell’Anno del Cibo italiano, rappresenta un’occasione per porre al centro dell’attenzione la grande eredità culturale che ci contraddistingue e per contribuire alla crescita di un settore strategico per l’economia del Paese”.

Ha aggiunto Antonio Ferraioli, vicepresidente di Federalimentare e patron de La Doria: “Siamo nell'anno che celebra il cibo e i dati appoggiano pienamente l’investitura. Dopo un 2017 che si è lasciato finalmente alle spalle la crisi, infatti, anche nel 2018 l'agroalimentare sembra confermarsi il motore della nostra economia, crescendo di più e meglio di altri comparti. È proprio per questo che la valorizzazione e la promozione del made in Italy devono essere centrali non solo nelle politiche italiane, ma anche a Bruxelles, dove si giocano le battaglie su cui si decide la nostra competitività".

E la domanda interna? Il quadro tracciato da Ismea-Nielsen, nel ‘Report consumi 2017’ dimostra che il food è sempre una priorità. “La spesa delle famiglie italiane per i prodotti alimentari – si legge nel documento - registra nel 2017 un incremento del 3,2% rispetto al 2016. Si consolida la fase di ripresa progressiva dei consumi, in un quadro macroeconomico caratterizzato dal quarto anno consecutivo di aumento del reddito disponibile, da un lieve incremento della propensione al risparmio e dalla ripresa del Pil. Secondo gli ultimi dati i nostri consumatori, nel periodo da gennaio a dicembre 2017, hanno speso circa il 3% in più per l'acquisto di beni alimentari e il 4,6% in più per le bevande, alcoliche e analcoliche. I segmenti ‘naturale e benessere’, la fanno da padroni, presentando in molti casi una crescita a due cifre. Spiccano la pasta di semola integrale (+16%), il riso integrale (+ 20%) e la frutta secca, con un +7,9% nel 2017, da sommarsi al +7,7% del 2016”.

Altro driver fondamentale è la praticità/comodità, guidata però sempre dall’attenzione per il gusto. Così, tanto per fare due esempi, si riconfermano i successi delle zuppe pronte (+33%) e degli ortaggi di IV gamma (+4,3%).

Il fresco, dal canto suo, non perde smalto, con l’ortofrutta che determina un quinto dell’esborso per l’alimentazione. Più in dettaglio la frutta fresca e trasformata fa segnare, rispettivamente, un +4,3 e un +3,5%, mentre gli ortaggi salgono del 4%, che diventa un +7,4 per il solo trasformato.

Un must è il pesce. “La spesa per prodotti ittici, dopo i buoni risultati del 2016 – si legge – registra un nuovo interesse che ha portato un aumento dei volumi e dei prezzi unitari. Questo si traduce in un +5,4% in termini complessivi. In particolare, a tirare la volata sono le vendite di pesce fresco e decongelato (che rappresentano oltre la metà dell'offerta) per le quali è stato speso il 7% in più rispetto al 2016. In aumento anche il prodotto surgelato (+5,4) con una quota di mercato pari al 18%, così come le conserve ittiche (prevalentemente tonno) per le quali si è sborsato il 3,7% in più”.

Infine ritrovano serenità le carni, con variazioni particolarmente interessanti per i prodotti bovini (+3,4%) e avicoli (+3,9).