Secondo le analisi di Cushman & Wakefield se il volume degli investimenti nel settore immobiliare ha superato, nel 2017, il record storico registrato nel 2007, con oltre 11,3 miliardi di euro, considerando tutti i comparti, a esclusione del residenziale, i dati del primo semestre 2018 esprimono un trend diverso. Si registrano circa 3,3 miliardi, con una diminuzione del 40% circa rispetto allo stesso periodo del 2017 (che tuttavia aveva toccato un volume superiore a più del doppio della media degli ultimi 10 anni).

Fra gennaio e giugno 2018 nuovi elementi di incertezza, legati soprattutto alla situazione politica italiana, hanno contribuito a rallentare una rincorsa che proseguiva ormai da un periodo di un lustro.

“Alcuni investitori si sono ‘raffreddati’ verso l’Italia, valutando le opportunità con maggiore prudenza, ma l’interesse rimane forte, anche in un’ottica di diversificazione europea - commenta Joachim Sandberg, Head of Italy and Southern Europe Region di C&W -. Si possono evidenziare alcuni trend che hanno caratterizzato il semestre: i capitali internazionali continuano a rappresentare la componente principale degli investimenti (circa 65%), ma l’attività degli operatori domestici (35%) è in aumento sul 2017. Continua la compressione dei rendimenti prime, con le transazioni di uffici chiuse sotto il 3,5%, segnale di un mercato in salute in cui l’interesse si mantiene. Si conferma anche l’attenzione verso lo sviluppo immobiliare in genere, sia che si tratti di importanti progetti di rigenerazione urbana, oppure di singoli immobili da valorizzare”.

La diminuzione dei volumi si riferisce prevalentemente al direzionale (-58%) ed è riconducibile principalmente alla carenza di prodotto in linea con gli standard internazionali. Uffici e retail restano dominanti in termini di transato (circa 35% ciascuno), seguiti dalla logistica (12%) e dall’alberghiero (10%).

Il retail continua a essere un target, con particolare riferimento a centri commerciali (55% del volume del settore) e high street (30%).

Per quanto riguarda le grandi vie commerciali, le città più interessanti si confermano Milano, Roma, Venezia, Firenze e, in minor misura, Torino.

In provincia il mercato è sempre più concentrato sui centri riconosciuti come retail destination, mentre soffrono i prodotti non supportati da solidi bacini di utenza.

Conclude Carlo Vanini, Head of capital markets di Cushman & Wakefield in Italia: “Sicuramente il rischio legato al Paese è aumentato rispetto all’inizio del 2018 ed è ormai certo che, nel 2019, la Banca Centrale Europea interromperà il lungo periodo di politica monetaria espansiva. Come effetto dell’aumento dello spread, i costi di finanziamento sono già cresciuti e gli investitori sono più cauti, soprattutto quelli internazionali, ma le opportunità che l’Italia offre rimangono elevate. Il driver principale per l’investimento immobiliare è sempre il contesto economico del Paese, per il quale è previsto un trend positivo nel 2018. Ci dobbiamo dunque aspettare che la crescita degli investimenti immobiliari prosegua”.