La recessione che ha colpito i consumi, divenuta un problema sostanziale specie in Italia, sta avendo ripercussioni lungo tutta la filiera commerciale. Se da un lato, infatti, la grande distribuzione ormai da diverso tempo registra un calo delle vendite, la logistica, che rappresenta l’anello di congiunzione tra produttore e distributore, non può che subirne inevitabilmente i contraccolpi. Siamo di fronte quindi a uno scenario senza precedenti nella storia recente, in cui tutti gli indicatori fanno segnare una leggera contrazione dei fatturati. A questo, si aggiunge anche una concentrazione del mercato: molte aziende infatti stanno chiudendo i battenti, in particolare quelle di piccole dimensioni, a favore dei grandi gruppi multinazionali che, grazie alla globalizzazione del business, riescono a mantenersi a galla anche nel nostro Paese. Oltre ai problemi legati alla negativa congiuntura economica, il settore della logistica sta vivendo anche una radicale trasformazione tecnologica. Siamo infatti all’alba di una rivoluzione del modo con cui i consumatori interagiscono con la distribuzione, sia dal punto di vista della consapevolezza negli acquisti, sia per quanto riguardo l’utilizzo delle nuove tecnologie. Un commercio che diventa sempre più virtuale e “connesso” e sempre meno localizzato nelle strutture fisiche dei punti vendita. Questo cambiamento, oltre a rappresentare una sfida, può diventare una concreta occasione di sviluppo per l’intero comparto.
Ai principali operatori del settore abbiamo chiesto di illustrarci come si sta evolvendo il settore alla luce di queste dinamiche globali.

Dal ritorno al negozio di prossimita' al commercio elettronico

Cambiamenti così radicali necessitano di una visione globale e globalizzata per essere affrontati e spiegati. È per questo che i grandi colossi transnazionali riescono a comprendere e sfruttare in maniera più competitiva i mutamenti in atto. Datalogic fa parte di queste grandi aziende e la sua visione è utile per comprendere in quale direzione stia andando il settore della logistica. “Il nostro business si sviluppa in tutto il mondo e, complessivamente, nell’ambito di un quadro non certo sereno del quale fa parte anche l’Italia, non si intravvedono trend di crescita forti – sottolinea Francesco Montanari, Vice Presidente e General Manager BU mobile computer di Datalogic ADC –. Il mondo della gdo, in particolare, che per noi rappresenta il settore più importante, sta soffrendo, anche in maniera più concreta rispetto al periodo 2008/2009, quando i consumi non erano ancora così colpiti”.
Una sofferenza dovuta però anche al cambiamento in atto nei canali di vendita e di acquisto. “Dalle grande superfici si è tornati ai negozi di prossimità, ma organizzati, con alle spalle un supporto di logistica importante – prosegue Montanari –. A questo si aggiunge anche il grande tema degli acquisti on line, attraverso pc, tablet e telefonini, che implica consegne a casa o ritiro della merce al punto di storage. Se prima tutta la logistica dal punto vendita alle abitazioni era appannaggio del consumatore, oggi anche questo sta cambiando e di conseguenza è necessario ripensare l’organizzazione dei retailer”.
Ma la vera rivoluzione avviene anche e soprattutto grazie al progredire della tecnologia. E così, per esempio, ecco che sul mercato si sta passando dal codice d’identificazione “a barre” a quello bidimensionale, capace di immagazzinare un numero di informazioni enormemente superiore. “Attraverso questo codice si possono sviluppare attività aggiuntive, come coupon e offerte pensate per uno specifico cliente – conclude Montanari –. In ultimo, non bisogna dimenticare l’impatto delle tecnologie consumer, quali smartphone e tablet, che stanno cambiando anche a livello professionale l’esperienza di utilizzo degli strumenti di lavoro”.

Un comparto votato alla sostituzione

Un dato in particolare è utile a riflettere sullo stato di salute del settore: l’Italia, all’interno della Ue, è sempre stato il terzo mercato per dimensioni nel segmento logistica, eppure oggi è stata scavalcata dal Regno Unito. “È indice di una situazione particolare – ammette Loreno Leri, head of marketing and intralogistic system di Om Still –, perché il mercato britannico è storicamente poco votato al manifatturiero al contrario di quello italiano. A fine settembre, i dati parlano di un calo del settore del 3,6% rispetto allo stesso periodo del 2012. Eppure, in questo contesto, la gdo si mantiene sostanzialmente stabile, mentre a soffrire in modo consistente è soprattutto l’industria. La distribuzione infatti si mantiene in crescita, anche se in maniera minimale”.
Delle 18800 macchine presenti sul mercato a fine settembre, molta parte appartiene proprio alla gdo. Il comparto vive però sostanzialmente di sostituzione dei macchinari obsoleti, che hanno in media una durata che varia dai 3 ai 5 anni. “L’Italia oggi è tornata ai livelli del 2009 e probabilmente abbiamo toccato il fondo – prosegue Leri –. Oggi le aziende sono soprattutto alla ricerca dell’eccellenza, necessitano di automazione, poiché ci troviamo in presenza di un mercato evoluto. C’è una grande richiesta di prodotti che permettano di monitorare l’attività di magazzino. Nonostante la sofferenza di molte aziende, la logica di implementazione delle nuove tecnologie resta piuttosto interessante”.
A livello politico, però, ciò che manca è un sistema di regole comuni che, almeno nell’Unione Europea, definisca processi identici. “Per fare solo un esempio, molte aziende hanno bisogno di suolo pubblico nei centri cittadini per movimentare la merce – spiega ancora Leri –. Mentre all’estero è più facile ottenerlo, in Italia no. Questo anche a causa di un’eccessiva burocratizzazione, specie per chi vuole investire. Le prospettive sono comunque piuttosto positive, perché è fisiologicamente impossibile avere un mercato più piccolo rispetto all’Inghilterra. Il 2014 dovrebbe essere un anno di lenta crescita, senza però particolari leve”.

Clienti alla ricerca del saving

Se nel 2008 i carrelli elevatori venduti in totale sono stati circa 40mila, il 2013 dovrebbe chiudersi al di sotto delle 23mila unità, mentre la normalità si aggira attorno alle 30mila. Numeri che testimoniano una sofferenza notevole del mercato. “Dal 2008 in avanti abbiamo assistito a una forte contrazione – spiega Stefano Rustioni, responsabile marketing services and sales di Jungheinrich Italiana –. Il 2012 aveva fatto sperare in una timida ripresa, ma nel 2013 non ci saranno i risultati sperati. In Italia la situazione è più difficile rispetto ad altri paesi europei, in particolar modo se confrontata alla Germania”.
Al contempo, i clienti sono diventati anche più esigenti e attenti alle caratteristiche del prodotto. “Molti sono alla ricerca del “saving” – afferma Rustioni –, in particolar modo sul piano del risparmio energetico e della produttività delle macchine. La nostra azienda sta spingendo proprio sul primo fronte e da qualche anno lavoriamo in quest’ottica per fronteggiare un mercato in crisi. Questo significa investire in maniera massiccia in ricerca e sviluppo, al fine di trovare soluzioni che, per esempio, permettano di ridurre l’energia necessaria per una ricarica. Sempre più spesso, però, sono richiesti anche cicli di movimentazione maggiori, quindi macchine che lavorano di più e consumano meno. Inoltre, alcuni richiedono soluzioni automatiche sempre più innovative, ma in questo senso i numeri sono ancora limitati”.
È difficile fare previsioni in un contesto come quello attuale, ma il 2014 potrebbe comunque accendere una qualche speranza negli operatori. “Ci auguriamo che le prospettive siano più rosee – commenta Rustioni –, ma parliamo di un comparto in sofferenza. I numeri si sono ridotti di tanto rispetto al mercato tradizionale. I clienti sono divenuti molto più attenti ai costi, non solo iniziali, ma anche di gestione”.

Carichi completi in calo, largo al frazionato

Tutte le analisi dei principali operatori sembrano dunque concordare sul fatto che ci troviamo di fronte a un settore avviluppato in una fase critica, stretta tra una crisi che morde tutta la filiera produttiva e forti dinamiche di cambiamento. “È un mercato molto difficile, perché la situazione è differente rispetto ad altre volte – conferma Roberto Rossi, presidente di Palletways –. È già successo che si sia assistito a una diminuzione dei carichi completi di merce, ma questa è una delle rare volte in cui ho visto anche il calo dei consumi alimentari”. Questo stato di cose però, per Palletways ha rappresentato un’opportunità di espansione del proprio business. “Per quanto ci riguarda, la riduzione dei carichi completi ha rappresentato un’opportunità – sottolinea Rossi –, perché il nostro mondo è rappresentato in maniera predominante dal frazionato. Questo ci ha permesso di aumentare i nostri volumi di circa il 30 per cento anno su anno. L’agroalimentare rappresenta circa il 50% dei nostri volumi, mentre la GDO occupa circa il 25 per cento”. Uno dei problemi principali è costituito dalle attese allo scarico. “Eppure un metodo semplice per rendere più efficiente il processo sarebbe di prenotare gli slot – puntualizza Rossi - una modalità oggi ancora non diffusa a sufficienza”. Un altro punto critico è quello del recupero dei pallet. “Adesso è necessario attendere tempi geologici per la restituzione – lamenta Rossi. Per il futuro, invece, la sfida è di far arrivare sullo scaffale il cosiddetto “ultrafrazionato”, vale a dire spedizioni di piccole dimensioni a tutti i punti vendita della distribuzione, prodotti cioè con margini più elevati di quelli di massa.” Il mondo della GDO ha percepito l’esigenza – rileva Rossi - ma non ha ancora trovato una soluzione adeguata. Palletways ha pronta una soluzione, ispirata al mondo dell’inbound automobilistico, e siamo pronti a condividerla con le catene della grande distribuzione”.

Maggiore flessibilita' lungo la supply chain interna

La crisi dei consumi dunque rischia di incidere in maniera permanente sul mercato, specie su quello italiano, e i danni sul “sistema paese” sicuramente avranno pesanti ripercussioni anche negli anni a venire. La grande distribuzione, come noto, sta subendo in prima linea il generale rallentamento dell’economia, sebbene ciò stia avvenendo con alcune differenze per settore merceologico. “Oggi osserviamo in maniera più palese i differenti approcci al mercato tra aziende in espansione, che stanno mantenendo o aumentando i loro investimenti in tecnologia, e altre costrette a rivedere le loro strategie distributive – afferma Antonino Lanza, business development manager, mediterranean and middle east di Vocollect by Honeywell –. La contrazione dei volumi, e le variazioni sul mix delle referenze, ha aumentato la richiesta di maggiore flessibilità lungo la supply chain interna. Mentre il valore medio per referenza tende a ridursi, sta crescendo la richiesta di maggiore efficienza operativa nella rotazione delle merci nei centri di distribuzione”.
A fronte di quest’analisi, è difficile fare previsioni a breve per il prossimo futuro, ma molto è legato alle decisioni che saranno prese dai futuri governi, sia sul piano nazionale sia in una prospettiva europea. “L'incertezza politica domina ancora ampiamente la scena, ostacolando la fiducia sul prossimo futuro e limitando quindi i possibili investimenti – commenta Lanza –. Siamo legati alle sorti dell’economia in Italia e in Europa, le nostre prospettive dipendono da come, chi ci amministra, intende reagire allo status quo”.

Una logistica sostenibile anche in favore dell'ambiente

Nonostante la grande incertezza che domina lo scenario – nel comparto della logistica, ma anche in un’ottica più globale –, ci sono ancora settori in cui si tenta di incentivare lo sviluppo, sperando di innescare in questo modo un circolo virtuoso che interrompa la spirale della recessione. “Le aziende del Fmcg (Fast-moving consumer good, ndr.) stanno investendo fortemente – dice Alberto Lucchese, sales & business development manager di Polymer Logistics –, chi in consolidamento di nuovi processi appena implementati e chi invece sta pensando di apportare quelle migliorie gestionali e operative che gli possono permettere di rimanere al passo coi tempi, in un momento in cui la competitività viene messa a dura prova dal mordere della crisi economica che colpisce anche i beni di consumo. Solo chi riesce a mantenere efficiente la supply chain e garantisce una logistica sostenibile anche in favore dell’ambiente può garantirsi un’immagine e dei risultati all’altezza delle aspettative del mercato”.
Eco sostenibilità, riduzione dei processi e incremento delle efficienze operative e gestionali sono il leit motiv sempre attuale di un settore che ha visto consolidarsi l’utilizzo di strutture professionali di gestione logistica. “La difficoltà di fare sistema e l’ostilità al cambiamento rapido sono però problematiche che cozzano con la volontà di apportare migliorie – aggiunge Lucchese –. Fuori dai nostri confini, che già di per sé sono anacronistici, visto che siamo in una Comunità Europea allargata e multinazionale nelle aziende che la compongono, si hanno esempi di gestione ed efficienza che hanno purtroppo evidenziato come l’Italia sia rimasta indietro rispetto alle innovazioni di cui necessiterebbe e che all’estero sono realtà consolidate. L’Italia è ancora il paese del clientelismo e della referenza e, aggiungo, ci manca anche quell’umiltà che al contrario ci fa porre sempre come se fossimo i migliori, quando invece abbiamo molto da imparare”.

Effetto articolo 62: magazzino piu' slim e punto vendita piu' efficiente?

La crisi in generale ha fatto emergere quelle annose criticità che da sempre permangono tra i distributori e i produttori, soprattutto in riferimento alle esigenze di collaborare praticamente al raggiungimento dell’obiettivo comune di vendita. “L’introduzione dell’articolo 62 del decreto legge n. 1 del 2012, il cosiddetto “Decreto liberalizzazioni”, ha senz’altro un notevole impatto sulle relazioni commerciali e gli accordi contrattuali – illustra Francesco Stolfo, partner e sales director di ToolsGroup –. I risultati di una ricerca condotta da Duepuntozero-Doxa e Dialogica, nei mesi di dicembre e gennaio scorsi, hanno fatto emergere, da parte del 70% degli intervistati del settore gdo, il timore che l’articolo 62 possa lasciare le imprese a corto di liquidità. Questo effetto potrebbe spingere i distributori a una gestione più efficiente del punto vendita e nel contempo a mantenere magazzini più “slim”, ma con lineari ben forniti con maggiore presenza di prodotti ad alta rotazione e alta marginalità: una perturbativa, questa, che agisce anche sull’efficienza logistica, che è basata sulla collaborazione diretta tra produttori e distributori”.
Il settore si dovrà quindi sempre più orientare verso un modello già adottato in ambito europeo. “Nella maggior parte dei paesi comunitari, infatti, la profittabilità deriva dall’aumento della capacità di vendita e dalla contemporanea riduzione dei costi – racconta ancora Stolfo –. Sarà quindi necessario integrare la tradizionale e ormai sovrasfruttata attività speculativa in fase di acquisto, tipica della realtà distributiva italiana, con questi nuovi modelli orientati prevalentemente alla vendita”.
Perché ciò accada però, dovranno essere prima affrontate alcune difficoltà strutturali che ad oggi caratterizzano il comparto nazionale. “L’inevitabile riduzione del margine dovuta alla riduzione per legge dei termini di pagamento – sottolinea Stolfo – costringe a una radicale revisione delle modalità di gestione del prodotto sul punto vendita e sui centri di distribuzione, al fine di limitare l’immobilizzo di merce e quindi di capitale. Altro elemento di attenzione, comune a gran parte delle catene, è quello relativo alle perdite inventariali (dovute per esempio all’aumento degli episodi di taccheggio), fenomeno che nell’ultimo periodo rappresenta decisamente una problematica complessa”.

Calano le aziende operanti nel settore

Una delle dinamiche più evidenti che interessa il settore della logistica, testimoniata anche dai dati dell’Osservatorio sulla Contract Logistics, è quella della lenta concentrazione. “Le imprese operanti nel settore della logistica sono ancora in numero enorme se paragonato agli altri paesi europei, ma in continuo e progressivo calo – analizza Marcello Corazzola, logistics & distribution network director di Fercam –. Nei primi sei mesi del 2013 sono cessate 2.369 aziende pari all’1,48% (fonte: Osservatorio Statistico Interporto Bologna). Non vi sono però state rilevanti operazioni di M&A, ma un calo determinato dalla stagnazione dei consumi, sopratutto nel mercato italiano. Le spedizioni medie stanno diminuendo (in peso e volume) andando a spostare masse critiche dal settore dell’Ftl a quello del groupage/partite”.
I dati di mercato, come già ampiamente illustrato, non mostrano un andamento positivo del settore logistico. E in questo contesto la grande distribuzione non fa nessuna differenza, nonostante il tentativo di riposizionamento in atto da qualche tempo, dando il là a una serie di problematiche dalle quali al momento appare molto difficile affrancarsi. “Negli ultimi anni il settore si è concentrato su una guerra di prezzi che ha portato a drastiche riduzioni di marginalità – aggiunge Corazzola –. Questo porta a una diminuzione degli investimenti e a un invecchiamento delle flotte. D’altro canto anche le saturazioni degli immobili sono in diminuzione a fronte del calo della merce a stock dei committenti. Il costo del carburante continua a rimanere inoltre troppo elevato e non legato alla dinamica dei consumi. La mancanza infine di flessibilità sul lato risorse umane non ci consente di sviluppare politiche, in linea con i nostri partner europei, di sviluppo della competenza umana”.

Un carrello carico di novita'

Innovare per non “morire”. Il motto dei diversi operatori del settore potrebbe essere sintetizzato così e non a caso, nonostante la difficile congiuntura economica, fioccano le novità presentate dalle diverse aziende. ToolsGroup ha appena presentato la linea “Powerfully Simple” che prevede la fornitura di strumenti avanzati di supporto operativo e decisionale, di facile utilizzo e integrazione con i sistemi informativi esistenti, in grado di ottimizzare tutte le attività “core”: dalle attività di marketing (per esempio, ottimizzazione volantino), alla promozione sul punto vendita, fino alla completa ottimizzazione della supply chain.
La scorsa primavera Vocollect ha invece annunciato una nuova piattaforma vocale, la soluzione Vocollect Voice che, oltre a comprendere importanti step evolutivi di tutte le componenti software, include anche la nuova gamma di terminali vocali “Talkman” della serie “A700”. A completare il rinnovamento ha contribuito anche il lancio della cuffia wireless “SRX2”. Polymer Logistics, dal canto suo, ha recentemente sviluppato la linea “Rattan” di casse riutilizzabili in plastica – che riprendono il design e il colore del materiale naturale da cui prendono il nome – la quale unita al servizio di gestione “in pool”, garantisce sostenibilità e gestione operativa unite al risparmio economico. Datalogic ha da poco introdotto un nuovo prodotto della Linea “Falcon”, il modello “X3 Plus”, versione più robusta e potenziata, con lettura di codice a 2D anche a lunga distanza. Per il 2014, invece, sono in rampa di lancio un terminale full touch e un tablet professionale, che mirano a replicare l’esperienza di utilizzo dei prodotti consumer. L’offerta di Om Still, infine, si arricchisce grazie all’arrivo del nuovo “EK-X”, un commissionatore verticale sviluppato utilizzando il concetto di modularità, già applicato con successo a molti altri prodotti della gamma. La macchina finale può essere totalmente personalizzata: dalle classi di potenza per i motori di sollevamento alla potenza della batteria (da 24 V o 48 V), dalla larghezza del telaio all’altezza del tettuccio conducente, fino alle colonne di sollevamento (disponibili in versione telescopica e triplex) e alle componenti della cabina del conducente.