Si è tenuta recentemente a Roma la seconda tavola rotonda dedicata al settore del buono pasto, un mercato che in Italia vale circa 3 miliardi di euro e la cui filiera rappresenta lo 0,72% del Pil Italiano, creando 190mila posti di lavoro tra lavoro diretto e indiretto (dati Università di Tor Vergata).

Dopo la vicenda Qui!Group che ha messo sotto la lente d’ingrandimento il funzionamento del comparto, Anseb, l’Associazione Nazionale Società Emettitrici Buoni Pasto che rappresenta circa l’80% di tutto il mercato italiano, ha voluto illustrare le proprie proposte al mondo della politica, coinvolgendo tutti gli stakeholder di riferimento di un mercato che interessa 2,4 milioni di lavoratori.

«Il fallimento del secondo operatore di mercato deve diventare un’occasione per modernizzare la regolazione di quello che è ancora il benefit preferito dai lavoratori italiani: il buono pasto. – ha dichiarato Emmanuele Massagli, presidente Anseb - La direzione è quella indicata dall'associazione dal 2015: digitalizzazione obbligatoria entro tre anni, creazione di una Commissione Nazionale tra tutti i soggetti che rappresentano la filiera, obbligo di vincolo di almeno il 2% del circolante nello Stato Patrimoniale delle imprese emettitrici a difesa degli esercenti e ribaltamento dei criteri delle gare Consip, che hanno determinato un’inarrestabile corsa al ribasso di prezzi e qualità».

«Il modello di business di Qui!Ticket era anomalo, diverso da quello degli altri operatori. – ha proseguito Massagli - Sono le strategie di quel gruppo a essersi dimostrate fallimentari, non l’intero meccanismo di mercato che, anzi, da questa vicenda può uscirne rafforzato, con il concorso di tutti e a vantaggio del beneficiario del buono pasto, ovvero il lavoratore. Qualsiasi soluzione alternativa al servizio sostitutivo di mensa vorrebbe dire maggiori tasse sul lavoro dipendente, a tutto vantaggio dello Stato, non certo della singola persona, che avrebbe una disponibilità di reddito almeno dimezzata».

Uno dei punti focali dell’intervento del presidente è stata la dimostrazione dell’esistenza di gare bandite da soggetti pubblici per le quali esiste l’esplicitazione dei criteri di qualità garantendo così una qualità della rete più elevata, sconti contenuti, commissioni accettate senza problemi dagli esercenti, rimborsi garantiti e veloci. Tra gli esempi citati, Città Metropolitana di Milano con uno sconto di 5,3 punti, Metropolitana Milanese del 9,50% e Trenord del 13%.

«Non è fantascienza – ha proseguito Massagli - ciò che accade già: Consip deve semplicemente emulare queste amministrazioni. La gara Consip 8 è stata assegnata con uno sconto medio, calcolato tra i diversi lotti, del 18,29%, in lieve miglioramento rispetto a Consip 7 (poco meno di 19%) e decisamente meglio della (piccola) gara sul buono elettronico, assegnata oltre il 20,50%. Gli operatori stanno, quindi, con fatica, provando a invertire la spirale negativa del mercato, ma è l’intero sistema che si deve mettere in gioco, in primis Consip».