Nonostante le difficoltà che hanno caratterizzato l’ultimo anno, il settore degli integratori alimentari, riconosciuto come essenziale in base ai codici Ateco e, di conseguenza, rimasto sempre operativo, ha dimostrato tutta la sua resilienza e la sua capacità innovativa, supportando il paese durante le fasi cruciali della pandemia.

La VI indagine sulla filiera degli integratori alimentari presentata da FederSalus - condotta su un campione pari al 51% degli associati, 240 aziende nazionali e multinazionali distribuite su tutto il territorio nazionale - fotografa la vitalità del settore e la grande fiducia del pubblico nei confronti di questi prodotti. I risultati si avvalgono anche del contributo della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo e di Elite Borsa Italiana.

La situazione pandemica ha accelerato i piani di digitalizzazione delle aziende: il 73% ha digitalizzato i processi lavorativi e il 52% ha incrementato le opportunità di lavoro da remoto. Tuttavia, molte delle trasformazioni erano già state programmate “ante Covid-19”: il 47% delle aziende aveva, infatti, già avviato investimenti in tecnologie digitali, promosso una cultura digitale (36%) e avviato strategie di marketing digitale (31%).

Anche la responsabilità sociale attraversa il comparto: l’84% delle aziende che ha dichiarato di aver intrapreso o che sono in fase di sviluppo iniziative per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile è focalizzata su responsabilità sociale e riduzione dell’impatto ambientale, mentre il 66% è impegnata in innovazioni di prodotto. Il 53% delle aziende segnala investimenti che si collocano tra il 5 e il 10% del fatturato. Più della metà delle imprese (56%) ha aumentato gli investimenti nel 2020 rispetto all’anno precedente. In generale: tecnologie digitali, sviluppo delle competenze digitali, sostenibilità e formazione del personale sono indicate come priorità di investimento per il futuro da oltre il 65% delle aziende.

A causa della pandemia l’export fa registrare un trend a valore negativo (-4,2%) nell’ultimo anno, ciò nonostante, l’attività verso i mercati esteri si conferma una leva di crescita fondamentale con ampi margini di sviluppo: il 54% delle aziende dichiara che l’incidenza dell’export sul fatturato totale è inferiore al 25%. Progressivamente sempre più aziende hanno avviato un’attività verso i mercati esteri: nel 2014 il 43% delle imprese dichiarava di non generare fatturato da export e altre attività estere, con riferimento al 2020 lo dichiara solo il 25%. Cresce inoltre la quota di aziende che dichiara un’incidenza del fatturato estero sul totale maggiore del 25% nell’ultimo anno.

Si conferma inoltre l’orientamento per il futuro verso i mercati extra europei e in particolare: Usa, Cina, Emirati Arabi e Russia; mentre in Europa cresce l’attenzione verso la Germania, primo partner commerciale del nostro paese.

“Quella degli integratori è una filiera virtuosa – dichiara Germano Scarpa, presidente FederSalus – composta da aziende solide e dinamiche, che generano occupazione e creano valore per il territorio in cui operano. Rappresentano una realtà con un’altissima vocazione all’investimento in ricerca e sviluppo e rappresentano l’eccellenza del prodotto italiano. Gli integratori alimentari sono entrati a far parte della quotidianità di tante persone, come dimostra ad esempio l’ingresso nel paniere Istat dei multivitaminici, e sempre più diffusa è la consapevolezza del loro ruolo, ben definito all’interno della prevenzione primaria, così come quella dell’importanza di una guida esperta nel corretto utilizzo di questi prodotti”.