Prosegue lo sviluppo di Costco in Europa. Tuttavia, mentre il big americano dei wholsale club ha preso piede nel Regno Unito, dove conta 29 insediamenti, la conquista delle altre nazioni procede con un ritmo molto inferiore alle previsioni.

In Spagna il gruppo è sbarcato nel 2014, a Siviglia, con un primo megastore di 13.000 mq, seguito, nel 2015, dall’opening di Getafe (area metropolitana di Madrid) su 15.000 metri quadrati. Il piano prevedeva 50 opening, ma il terzo Pdv, di Las Rosas, comune nell’orbita della Capitale, è slittato dal 2016 a sabato prossimo, 18 luglio 2020.

Stesso copione, ceteris paribus, in Francia dove il marchio è approdato a Villebon-sur-Yvette, a 37 km da Parigi, su 14.000 metri quadrati, ma con anni di ritardo rispetto ai piani, ritardo accumulato, però, anche a causa della feroce battaglia innescata dalla concorrenza. Ora si parla di un secondo Costco, per la fine del 2021 o l’inizio del 2022, a Pontault-Combault, a 30 km circa dalla Capitale, presso i locali di un ipermercato E. Leclerc di 8.000 mq, in chiusura entro il 31 dicembre 2020.

Anche qui il piano iniziale era piuttosto ambizioso, anche se molto meno che in Spagna: 12 grandi superfici per il 2027. Sarà raggiunto? Osserviamo solo che, nella nazione iberica, Costco ha dato grandi prove di sé nel 2018 (ultimo esercizio disponibile), raggiungendo 145 milioni di euro di fatturato con una crescita del 29 per cento. Ma in seguito l’insegna ha perso, secondo la stampa locale, una quindicina di milioni e ha archiviato un -11 per cento.

E dire che Costco è una vera potenza. Deloitte lo classifica come il secondo retailer mondiale, dopo Walmart, con ricavi di 141,6 miliardi di dollari nel 2018.

Nel mondo conta (al 31 dicembre 2019) 785 insediamenti in 12 nazioni: 546 negli Usa e Porto Rico, 100 in Canada, 39 in Messico, 29 in Uk, 26 in Giappone, 16 in Corea, 13 a Taiwan… Le vendite, nell’ultimo bilancio, appaiono in costante crescita (si veda la tabella).

Ma, a prescindere dagli ostacoli burocratici e concorrenziali incontrati localmente, i cittadini del Vecchio continente sono davvero sensibili? Sono cioè disposti, nonostante un risparmio considerevole e un assortimento che copre alimentare, non alimentare, beni durevoli e persino pneumatici, gioielli, mobili, pannelli solari e quant’altro, a recarsi in auto presso grandi o grandissime superfici per acquistare quantitativi importanti, pagando, ogni anno, in modo anticipato, un canone di ingresso che in Spagna ammonta a 36,5 euro per i privati e a 30,25 euro per i professionisti e le imprese?