I piccoli dettaglianti francesi chiedono, al Ministro dell’Economia, Bruno Le Maire e al Segretario di Stato, Agnès Pannier-Runacher, lo spostamento dei saldi estivi al 22 luglio. Sarebbe, anche da noi, una buona e prudente mossa, che porterebbe gli sconti in una zona temporale che si auspica senza virus o, comunque, con casi di contagio molto ridotti.

Ricordiamo che, secondo Confesercenti, il normal trade perderà altri 30 miliardi di euro in seguito al nuovo Dpcm del 10 aprile e alle contemporanee ordinanze, ulteriormente restrittive, come quella della Regione Lombardia che, diversamente dai dettami del Presidente del Consiglio, ha ritenuto di mantenere chiuse le cartolerie fino al 3 maggio.

Ma tornando alla Francia la rete delle botteghe e degli artigiani è chiusa dal 15 marzo e le ultime notizie dicono che il presidente Macron abbia intenzione di prolungare il confinamento fino al 15 maggio, con possibilità di arrivare al 30 maggio. Così la Confederazione dei commercianti, in solido con la Federazione nazionale dei dettaglianti di pelletteria e articoli da viaggio (Fndmv), con la Confederazione dei commercianti di biancheria intima (Cndl) e con la Fdcf, che raggruppa i negozi di scarpe, ha chiesto alle autorità il rinvio della stagione di sconti e ribassi, con l’intento, appunto, di ricadere in una zona temporalmente franca.

Puntualizza Cdf, Commerçants de France, che rappresenta, dal 1906, gli interessi delle botteghe: “La nostra organizzazione e quelle collegate stanno pensando costruttivamente al dopo crisi. All’angoscia delle chiusure obbligate si aggiunge tuttavia il pericolo futuro che i grandi attori del commercio scatenino, al momento delle riaperture, una guerra al ribasso per riportare le persone nei negozi”.

Del resto, anche i cugini d'Oltralpe temono che una disdetta repentina del confinamento, possa condurre a una seconda ondata di contagio. Per cui la stessa Cdf auspica di approfittare di promozioni, per così dire, spostate rispetto a quelle, più che probabili, delle grandi catene.

Dall’altro lato, sempre sul versante francese, c’è, come da noi, una grave crisi degli ipermercati e un’impennata dei supermercati di prossimità, a causa della limitazione degli spostamenti, con relative autocertificazioni. Il Governo e le forze dell’ordine, al momento, autorizzano percorsi di un certo impegno solo a fronte di motivazioni serie (lavoro, visite mediche e poco altro). Così le grandi superfici delle periferie hanno perso fra il 15 e il 20% delle vendite e hanno lasciato sul terreno l’attrattiva promozionale. Un fatto che rende la questione degli sconti molto delicata.

In Belgio il Consiglio nazionale di sicurezza ha bloccato le attività promo dal 19 marzo al 2 aprile, per scoraggiare gli accaparramenti e lo shopping non sostenuto da concrete ragioni di necessità.