Nonostante, in quasi tutto il mondo, i piccoli elettrodomestici e l’elettronica in genere siano andati forte, a causa dei vari lockdown, che hanno spinto le persone a rimanere di più in casa, e, almeno gli italiani, a cucinare sempre di più, Philips vende la propria divisione ‘domestic appliances’ a Hillouse Capital, investitore cinese, che ha sborsato 4,4 miliardi di euro, a fronte di un enteprise value di 3,7 miliardi.

Nell’iperbolica somma rientrano 700 milioni per i diritti di utilizzo del marchio nei prossimi 15 anni, con possibilità di rinnovo.

Il portafoglio dei beni oggetto di transazione comprende macchine per il caffè, frullatori e friggitrici, aspirapolveri, ferri da stiro e purificatori dell’aria, per un giro d’affari di 2,2 miliardi di euro generati dall’impegno di 7.000 addetti.

L’operazione, che potrebbe anche sembrare contradditoria, è legata al fatto che la multinazionale olandese intende consolidare il proprio ruolo nel mercato, ad alta crescita prevista, dei prodotti - domestici, diagnostici e professionali - per il benessere della persona e la salute, dove genera attualmente più di 3,2 miliardi di euro. I trend futuri e le cifre in gioco meritano, sicuramente, una razionalizzazione del portafoglio e nuove risorse, da dedicare agli investimenti.

La transazione dovrebbe essere perfezionata nel terzo trimestre del 2021.

Ha commentato Frans van Houten, amministratore delegato di Royal Philips: “Questa operazione è uno dei nostri maggiori e ultimi disinvestimenti, ma prelude all’evoluzione del nostro gruppo in operatore di primo piano in tutte le tecnologie di supporto alla salute”.

Il settore piccoli elettrodomestici del gruppo, che manterrà il proprio assetto e il proprio quartier generale nei Paesi Bassi, opera in più di 100 Paesi e alligna numerosi centri di ricerca, sviluppo e innovazione.

Nel quarto trimestre del 2020 Philips ha registrato un fatturato, consolidato di 6 miliardi di euro, con un incremento delle vendite, su base comparabile, di 7 punti. L’utile netto, generato dalle attività correnti, ha raggiunto 608 milioni di euro, il margine Ebitda rettificato è migliorato di 110 punti base, al 19%, e il cash flow operativo è salito a 1.305 milioni di euro.

L’esercizio annuo si è chiuso con un giro d’affari di 19,5 miliardi di euro, con un incremento, su base comparabile, del 3%, mentre gli ordini acquisiti, a perimetro omogeneo, hanno espresso una variazione positiva del 9 per cento.