Salvataggio in extremis per Melegatti, che, dopo la richiesta di concordato preventivo al Tribunale di Verona, decisa all’unanimità dai soci durante l’assemblea del 31 ottobre, vede l’entrata in campo di un salvatore il cui nome resta riservato, anche se si parla del fondo maltese Abalone.

L’intervento di un private equity permetterà all’azienda, fondata a San Giovanni Lupatoto nel 1894 da Domenico Melegatti, di salvare la stagione natalizia e proseguire le attività dopo un periodo davvero oscuro, con un bilancio molto problematico e un trimestre di stipendi non erogati ai ben 310 addetti, in prevalenza (220) stagionali.

L’intervento finanziario di una terza parte deve essere comunque autorizzato dai commissari straordinari: Gianbruno Castelletti (ragioniere esperto di tesoreria), Fulvio Cavalleri (avvocato e vicepresidente di Assaeroporti), Alessandro Mastrodomenico e Carmine Canonico, entrambi uomini di legge.

Melegatti, che spazia in tutto il mondo dei prodotti da ricorrenza, con il pandoro, che è il dolce di punta, ma anche con panettoni, colombe, nonché nei continuativi, con una linea di torte e croissanterie, ha accumulato debiti che sono valutati in circa 27,5 milioni di euro: 12 verso i fornitori, 10,5 verso le banche, più 5 milioni di stipendi arretrati.

Già in novembre, secondo gli accordi raggiunti con le parti sociali, dovrebbero arrivare i salari, pare il 17, quando è prevista la ripresa della produzione. Anche le paghe di dicembre non dovrebbero essere a rischio, mentre serviranno tempi più lunghi per liquidare il pregresso.

I documenti presentati alla Magistratura prevedono una ristrutturazione del debito e una bonifica fiscale con una richiesta di transazione.

Difficile dire che cosa abbia portato il gruppo, che fattura circa 70 milioni, a questo punto, anche se i segnali ci sono da tempo, almeno dal 5 ottobre quando è stata chiesta la Cig per i 90 lavoratori fissi degli impianti di San Giovanni Lupatoto e di San Martino Buon Albergo (Vr), inaugurato a febbraio 2017.

A quanto pare alle difficoltà tipiche dei prodotti stagionali si è sommato il dissidio storico tra le famiglie controllanti, che vede schierati su fronti diversi la presidente, Emanuela Perazzoli, favorevole a portare la questione in Parlamento, Michele Turco, socio di minoranza che è per un aumento di capitale, e la famiglia Ronca, in maggioranza, che si oppone a Turco.