di Claudia Scorza

Gruppo Amadori, che ha chiuso il 2021 con un fatturato di oltre 1,3 miliardi di euro e un incremento di 130 milioni rispetto all’anno precedente, conferma per i prossimi anni le linee guida strategiche di ampliamento dell’offerta di prodotti a base proteica e il conseguente piano di investimenti, con l’obiettivo di medio periodo di raggiungere 1,7 miliardi di fatturato, consolidando il modello di filiera italiana, integrata e sostenibile. Ne abbiamo parlato con Stefano Scopone, direttore vendite di Amadori Italia.

Siete da poco entrati nel segmento del plant based. Com’è stato accolto il lancio della vostra nuova linea veggy?
Il lancio ha suscitato curiosità e interesse presso i nostri stakeholder. La decisione di entrare nel segmento è stata presa proprio in virtù dell’ascolto e del dialogo costante con i consumatori, i quali si rivelano sempre più aperti a sperimentare nuove formule e ad ampliare la propria cultura alimentare nel campo delle proteine. Secondo le rilevazioni Nielsen, oggi gli italiani interessati ai prodotti plant based sono circa 5,2 milioni, anche se per la maggior parte non si tratta di una scelta esclusiva: il 92% di loro, infatti, consuma prevalentemente carne. Questi dati confermano la volontà crescente di diversificare e bilanciare la dieta in modo equilibrato, aggiungendo nuove fonti di proteine, senza rinunciare a quelle di origine animale.

Quanto è strategico per voi questo mercato?
L’ingresso nel mercato del plant based rappresenta per Amadori uno step importante, parte di una nuova visione di business, che punta a guidare il settore delle proteine in modo trasversale, valorizzando la consolidata expertise nel settore avicolo per approdare a quello delle proteine vegetali. Il comparto del plant based è per noi una vera e propria sfida, ricca di potenzialità: il segmento vive una fase di forte espansione e nel 2021 ha raggiunto i 113 milioni di euro di fatturato. Amadori vuole essere parte di questa nuova tendenza di consumo, offrendo un prodotto di qualità, innovativo e gustoso.

L’acquisizione di Lenti risale a pochi mesi fa. Perché questa operazione è importante per Gruppo Amadori e quali obiettivi vi permette di raggiungere?
Anche l’acquisizione di Rugger, prosciuttificio di Santena (To) proprietario dello storico marchio Lenti, rientra a pieno titolo nel percorso di diversificazione e ampliamento del business di Amadori. L’operazione si inserisce nel piano industriale che prevede la valorizzazione di proteine bianche, rosa e verdi, grazie a una filiera produttiva italiana, integrata e sostenibile. L’ingresso di Lenti è per noi un’opportunità per esportare il nostro know-how in altre aree di mercato, nonché un’occasione di entrare in contatto con un’esperienza di lungo corso nel settore della fascia alta di prodotto nel comparto dei cotti.

Il vostro impegno in innovazione e sostenibilità è confermato anche dalla nuova gamma confezionata Amadori Bio. Quali sono i plus di questa proposta?
Per il rinnovo di questa gamma abbiamo puntato a due elementi principali: l’estensione del requisito di allevamento senza uso di antibiotici a tutti i prodotti e un pack in plastica riciclata al 60%. La vaschetta in R-Pet in Lid termosaldato assicura igiene e sicurezza, nonché una shelf life più lunga. Con questi plus Amadori dimostra di aver recepito le richieste dei consumatori italiani, particolarmente legati al tema dell’esclusione degli antibiotici in allevamento, della provenienza italiana delle carni e del benessere animale. Proprio quest’ultimo aspetto rappresenta un elemento essenziale del nostro percorso sostenibile che, per garantire l’applicazione dei disciplinari europei, investe nella formazione continua e nel rinnovamento delle strutture di filiera.

In che direzione stanno andando i vostri investimenti?
La visione di Amadori per i prossimi anni conferma le linee guida strategiche di ampliamento dell’offerta di prodotti a base proteica, operazione dal valore di oltre 90 milioni di euro. L’azienda proseguirà nel suo impegno in termini di sostenibilità ed economia circolare, implementando l’efficienza produttiva e logistica della propria filiera. Sono previsti investimenti di 400 milioni di euro per i prossimi quattro anni, con l’obiettivo di cogliere le più interessanti opportunità offerte da un mercato dinamico e in rapida evoluzione.