di Emanuele Scarci

Porte girevoli nel Gruppo D.IT-Distribuzione Italiana. Esce Coal ed entra, dal prossimo gennaio, la pugliese Lombardi & C. Quest’ultima è attiva nel Barese, con un Cedi a Capurso di circa 9 mila metri quadrati. Inoltre gestisce una rete di vendita costituita da una decina di negozi con una superficie media di circa 400 metri quadrati e opera un cash&carry di 5 mila mq con specializzazione nelle categorie vini e dolciario. Lo scorso anno Lombardi ha realizzato un fatturato di circa 30 milioni, con una stima del +10% a fine 2021. L’obiettivo di D.IT è rilanciare l’insegna Sigma in Puglia attraverso lo sviluppo della rete di proprietà e, contestualmente, di una rete di affiliati.

Brutto colpo invece per D.IT con l’uscita di Coal (una delle 3 gambe della centrale con Sigma e Sisa) che è “ritornata” alle origini, nel Gruppo VéGé.

<<Sapere che Sigma tornerà ad essere un riferimento in Puglia non può che renderci felici - commenta Donatella Prampolini, presidente di D.IT -. La nostra centrale non dà solo un contratto con l’industria, ma un progetto che spazia dal piano promozionale nazionale, alle attività sulla marca privata, fino a quelle nell’ambito del marketing di insegna>>.

Ci sono altri ingressi dalla Puglia?

Lombardi è un primo passo, ma non posso anticipare nulla perché tra novembre e dicembre si realizzano i cambi di centrale.

Il vostro territorio d’elezione rimane la dorsale adriatica?

Si, ma guardiamo anche più a nord. Vedremo. Abbiamo la peculiarità di poter mantenere la doppia insegna e avere più imprenditori nello stesso bacino. Peraltro la supercentrale Forum (con Crai Secom, Despar Servizi e C3 ndr) sta per compiere un anno e lavora agli obiettivi del 2022 in maniera coesa e positiva.

Da D.IT è uscita Coal con un volume d’affari alle casse di 560 milioni e arriva Lombardi con 30 milioni: ora siete meno forti.

Ci è molto dispiaciuto per l’uscita di Coal che faceva parte della nostra centrale da molto tempo. Ma oramai siamo scafati da questo punto di vista: c’è chi entra e chi esce, chi decide di intraprendere altri percorsi. Ripeto: la nostra è una centrale che non fornisce solo un contratto con l’industria di marca, ma dà qualcosa di più. Tuttavia non tutti capiscono questo progetto. Stiamo strutturando la nostra centrale per rimanere sul mercato e dare l’opportunità ai nostri soci di poterlo presidiare nel migliore dei modi. Non piangiamo sul latte versato.

Nello specifico Coal…

Al socio noi diamo un servizio a 360 gradi e Coal invece ha scelto un progetto (quello di VéGé ndr) che prevede l’internalizzazione di qualsiasi tipo di procedura. Un modello molto diverso dal nostro. Sono scelte che rispettiamo e non è detto che Coal, alla fine, non torni indietro. Le cose si apprezzano quando non si hanno più.