Recentemente
siete entrati in mercati che non sono propriamente quelli di elezione per voi.
Cosa vi riproponete?
E’ vero. Il
nostro core business, ovviamente, è e sarà sempre il latte e i prodotti
derivati. Da inizio 2015, però, abbiamo iniziato a diversificare la nostra
offerta con l’ingresso nell’ambito delle bevande e degli yogurt vegetali. Il
fatturato della linea Granarolo 100% Vegetale rilevato da IRI all’anno
terminante a marzo 2016 è di circa 19 milioni di euro, quindi si tratta di un
lancio veramente molto positivo. In termini di quote di mercato nel mese di
marzo 2016 abbiamo raggiunto l’11,1% di quota valore nelle bevande di soia e il
14,5% di quota nello yogurt vegetale. In virtù di performance così
incoraggianti abbiamo allargato l’offerta: accanto alle bevande a base di soia
e riso abbiamo aggiunto mandorla, nocciola e cocco. Da pochi giorni, inoltre, siamo
entrati nella gastronomia vegetale: abbiamo lanciato una decina di referenze nell’ambito
dei burger vegetali contraddistinte da ricettazioni distintive e
particolarmente valide dal punto di vista organolettico. Oggi dunque abbiamo
un’offerta di 40 referenze di Granarolo 100% Vegetale, che a tutti gli effetti
può essere considerata una divisione a sé rispetto al nostro core business del
mondo dairy.
L’acquisizione
di Conbio si inserisce in questo progetto di allargamento della vostra offerta?
Certamente.
Siamo entrati nell’assetto proprietario di Conbio, importante azienda italiana
focalizzata nella produzione di una vasta gamma di prodotti gastronomici
vegetali e biologici, acquisendo il 60% delle quote. Conbio ha una market share
di oltre il 6% nel mercato della gastronomia vegetale e questo ci consente,
come è avvenuto per tutti i business strategici Granarolo, di controllare l’intero
processo produttivo. Io svolgo anche la funzione di Amministratore Delegato di
CONBIO srl, segnale ulteriore di integrazione delle strategie marketing del
brand Conbio rispetto a quello Granarolo 100% Vegetale.
Qual è la
strategia che sta dietro a queste novità?
Granarolo,
come abbiamo evidenziato anche nel nostro ultimo spot, non è più solo
un’azienda lattiero-casearia, ma una grande azienda agroalimentare italiana che
cerca di soddisfare i consumatori con prodotti che vanno incontro alle nuove
esigenze e tendenze di consumo. La scelta di Granarolo 100% Vegetale, peraltro,
non è in contrasto con il nostro mondo dairy, che rimarrà il core business, ma
è un’integrazione sui nuovi bisogni attraverso la diversificazione di prodotto.
Questo, insieme al piano di sviluppo commerciale che ha l’obiettivo di
supportare il processo di internazionalizzazione del Gruppo sui mercati esteri,
soprattutto al di fuori dell’Europa, ritengo siano due elementi fondamentali,
gli asset principali su cui ci muoviamo. L’internazionalizzazione, in
particolare, beneficia di due importanti novità. Una è il lancio del Mascarpone
Longer Life, con 9 mesi di shelf life, che ci consente di andare nei paesi
overseas con un prodotto che presenta buone prestazioni di gusto e
lavorabilità, l'unico approvato dall’Accademia dei Maestri Pasticceri Italiani
(Ampi). L’altra è la mozzarella surgelata
con la tecnologia IQF (Individually Quick Frozen), un prodotto ad alto
contenuto di servizio e molto importante per i mercati lontani dall’Europa,
prevalentemente per il canale food service, quindi per le centinaia di migliaia
di persone che preparano pizza nel mondo.
Quanto è
importante per voi l’estero?
E’ una
priorità. Siamo passati dal 4% di export nel 2011 al 20% nel 2015. L’obiettivo
è di superare il 35% nel prossimo triennio.
Qualche
anno fa avete acquisito delle importanti aziende in Francia. La strategia di
sviluppo all’estero avverrà anche tramite acquisizioni?
Certamente.
L’obiettivo è realizzare partnership societarie con piattaforme distributive,
magari che abbiano anche stabilimenti produttivi. Lavoreremo sulle ultime
acquisizioni fatte, in Nuova Zelanda, Brasile e Paesi Baltici, per diventare un
gruppo di riferimento per i prodotti agroalimentari italiani. Riteniamo che questa sia una strada per avere
maggior presidio e maggior controllo del mercato, non appoggiandosi solo ed
esclusivamente a distributori.
E per
quanto riguarda il mercato interno?
Puntiamo
molto sull’innovazione di prodotto. Per noi è una leva fondamentale. Sviluppiamo
circa il 14% di fatturato in Gdo con prodotti lanciati negli ultimi 5 anni,
quindi l’innovazione è sicuramente molto importante e la facciamo in tutte le
categorie in cui operiamo nel settore dairy e ora anche nel vegetale. Stiamo
inoltre avviando un grande rilancio del brand Granarolo, con un nuovo
packaging, un nuovo logo che vede il ritorno della storica G di Granarolo, il
primo brand del Gruppo. L’abbiamo rivisitato in chiave maggiormente stilizzata
per uscire sul mercato nella seconda parte di maggio con un restyling molto
importante, in cui il cambio di strategia è un fortissimo focus sul mother brand
Granarolo, a differenza di quanto avvenuto in passato con una caratterizzazione
molto spinta sulle sub – brand Alta Qualità, Piacere Leggero, Prima Natura Bio.
Granarolo è stata quasi una sorta di reassurance, come una firma del produttore
delle sub - brand. Ora invece su tutte le nostre referenze principali il primo
elemento di comunicazione al consumatore è proprio il brand Granarolo.
Cosa vi ha
spinto a riequilibrare questi pesi?
Abbiamo svolto
diverse ricerche di mercato negli ultimi anni e il brand Granarolo è sempre
venuto fuori molto bene. Abbiamo quindi ritenuto opportuno dargli ancora più
spazio e più enfasi. Nel momento in cui il consumatore si avvicina allo
scaffale, prima sceglie Granarolo e poi sceglie i segmenti.
Come avete
chiuso il 2015 e cosa vi aspettate per l’anno in corso?
Nel corso del 2015, Granarolo ha registrato un segno positivo su tutti i principali indicatori economici. La nostra partecipazione a Expo 2015 è stata un successo e ha rafforzato ulteriormente il ruolo di Granarolo nel mondo quale principale player italiano della filiera lattiero-casearia. Nel corso del 2016 continuerà la nostra politica di forte spinta all’innovazione con l’obiettivo di entrare in mercati ad alto potenziale, anche attraverso il lancio di nuovi prodotti.