La sostenibilità deve essere universalmente accessibile: da questa convinzione parte la nuova strategia globale di sostenibilità di Primark, “Primark Cares”, nata con l’obiettivo di ridurre lo spreco nell’industria della moda. Fra gli obiettivi: dimezzare le emissioni di carbonio nella propria catena del valore e migliorare la qualità della vita delle persone coinvolte nella produzione. Luca Ciuffreda, Head of Sales Italy di Primark, ha accettato di parlarne in esclusiva con Distribuzione Moderna.

La sensibilità di Primark verso i problemi delle persone e del pianeta, non è nuova. Cosa cambia da oggi?

È vero, siamo al lavoro per lo meno da dieci anni, ma ora vogliamo schierarci in modo molto più netto e porre questo elemento al centro della nostra etica imprenditoriale e produttiva. Le grandi aree del nostro impegno sono quelle che potremmo definire le “Tre P”: prodotto, pianeta e persone. Come sa, l’obiettivo principale di Primark è rendere la moda accessibile a tutti, ma questo non deve andare a discapito dell’ambiente e della società. Anzi fra i due elementi non c’è una correlazione diretta, visto che la nostra progettualità si orienterà sempre di più verso abiti e accessori in grado di durare a lungo e, alla fine, di essere riciclati, un’operazione non banale, visto che è sufficiente una stampa su una maglietta per renderne impossibile il recupero. In sostanza tutti quegli elementi decorativi che possono ostacolare l’economia circolare verranno esclusi.

E sul lato della prevenzione?

Si dice sempre ‘prevenire è meglio che curare’ e questo vale anche per l’abbigliamento, visto che molto si può fare ben prima che il capo venga confezionato. Da diverso tempo Primark sceglie fibre tessili amiche dell’ambiente, come lino, cotone e lana sostenibili, o fibre sintetiche riciclate, e già oggi un capo su 4 è concepito con questi materiali, per salire al cento per cento entro il 2030. Solo un esempio: nel corso del prossimo anno, tutte le nostre t-shirt dal costo più accessibile, delle collezioni uomo, donna e bambino, saranno realizzate in cotone sostenibile.

Passiamo alla seconda ‘P’, il pianeta...

È una ‘P’ molto grande, visto che il nostro mondo, evidentemente, è una priorità di tutti. In questo Primark può avere un significativo impatto nel proprio settore, vista l’importanza dell’azienda, che opera, come dicevamo, in 14 Paesi con 397 punti vendita, di cui 6 in Italia, destinati a salire a 14 entro la fine del 2022. Il nostro programma è di dimezzare le emissioni di carbonio entro il 2030, un impegno già preso negli scorsi anni, sottoscrivendo la ‘Carta per la moda sostenibile delle Nazioni unite’. Non incidere sul pianeta significa poi, per noi, eliminare tutti i materiali che non sono abbigliamento, a partire dalla plastica monouso. Abbiamo già tolto, dalla nostra catena, 100 milioni di grucce e, dal 2019 a oggi, fra etichette e altri materiali di packaging, abbiamo abolito altri 500 milioni di pezzi, per arrivare a un azzeramento entro il 2027.

Perché le fibre sostenibili sono un vantaggio anche per i vostri fornitori?

Piccola premessa. Primark non ha fabbriche proprie e dunque tutto è acquistato da terze parti. Il nostro programma di cotone sostenibile, che coprirà il 100 per cento dei nostri fornitori di questa fibra entro il 2030, è già attivo dal 2013 e, entro la fine del prossimo anno, erogherà formazione verso 160.000 agricoltori, affinché utilizzino meno acqua, meno fertilizzanti e pesticidi chimici, aumentando però le proprie rese e i propri profitti, grazie a un significativo abbattimento dei costi. Il piano permette, in sostanza, anche una salita del reddito di questi lavoratori e imprenditori, in modo che essi possano avere nuove risorse da destinare, per esempio, all’istruzione dei figli.

Altre iniziative?

Vogliamo creare, nelle persone, una vera ‘resilienza finanziaria’. Dunque, ci impegniamo affinché, entro il 2030, tutti i lavoratori della nostra catena di approvvigionamento – al 68% donne – possano avere un salario equo e dignitoso, e possano accedere agli strumenti di protezione e previdenza sociale. Per questo nomineremo un partner esterno, che renderà pubblici i salari di tutta la nostra catena produttiva.

Come incide tutto questo sulla scelta dei fornitori?

Per lavorare con noi le aziende devono sottoscrivere, già oggi, un codice etico che comporta rigidi protocolli e restrizioni, il cui rispetto è verificato da 130 auditor esterni, i quali svolgono 3.000 controlli a sorpresa ogni anno. Chi non è in regola ha comunque la possibilità di sanare eventuali distonie e continuare a collaborare con il nostro gruppo. In merito alle persone, inoltre, proseguirà il nostro impegno a eliminare gli ostacoli che rallentano la carriera delle donne e a migliorare il benessere fisico e mentale di tutti coloro che danno il proprio contributo al mondo Primark. Infine, saremo anche impegnati a gestire in modo ancora più efficiente gli eventuali reclami.

In che modo comunicherete al pubblico e agli stakeholder ‘Primark Cares’?

Primark utilizzerà tutti i suoi punti vendita nel mondo per condividere maggiori informazioni con i clienti sui cambiamenti che sta implementando, attraverso la campagna ‘How Change Looks’. Ciò stimolerà anche i clienti a fare da sé scelte più sostenibili, grazie a iniziative quali l’educazione sulle tecniche per allungare la durata del guardaroba, sull’arte del cucito e sulle diverse modalità di lavaggio. Primark fornirà, inoltre, aggiornamenti su base annuale circa i propri progressi… perché, in questi casi, la trasparenza è tutto.