Assica, l’Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi aderente a Confindustria, nella sua assemblea annuale ha posto al centro della discussione il tema del futuro dell’intera filiera, oltre a presentare i dati economici di un settore, quello dei salumi, che registra una lieve crescita nell’export e invece una flessione nei consumi.

Le aziende associate – circa 180 rappresentative dei più importanti marchi della salumeria italiana – esprimono l’80% del fatturato industriale della produzione delle carni trasformate (salumi, carni in scatola, grassi suini lavorati) pari a oltre 8 miliardi di euro. Di questi, circa 1,5 miliardi di euro sono provenienti dall’export. Il saldo commerciale del settore ha registrato un incremento del +1,5% per oltre 1,3 miliardi di euro.

Nel 2018 è risultata in aumento la produzione di salumi, che ha chiuso i dodici mesi attestandosi a oltre 1,184 milioni di tonnellate da 1,177 del 2017 (+0,6%). Il valore della produzione ha mostrato una crescita più sostenuta, portandosi a 8.081,9 milioni di euro (+1,3%).

Flessione invece nei consumi (-0,9% per 1,049 milioni di ton) che vede però le preferenze degli italiani invariata rispetto allo scorso anno: al primo posto sempre il prosciutto cotto, con una quota pari al 26,4% del totale dei salumi, seguito dal prosciutto crudo al 21,8%, da mortadella e wurstel al 19,0%, dal salame al 7,9% e dalla bresaola all’1,4%.

Secondo le elaborazioni Assica sui primi dati Istat, nel corso del 2018 l'export ha raggiunto quota 181.997 ton (+1,0%) per un valore di 1,5 miliardi di euro (+0,3%). In difficoltà sono apparse le spedizioni verso la UE mentre è risultato più dinamico l’export verso i Paesi terzi, dove un ruolo importante è stato giocato dalle spedizioni verso gli Usa. Nel corso dell’anno hanno evidenziato un calo le importazioni di salumi, scese a 51.295 ton (-8,2%) per un valore di 202,7 milioni di euro (-6,7%).