di Emanuele Scarci

“Abbiamo chiesto più volte a Centromarca di aprire un tavolo sulla situazione determinata dall’impennata dell’inflazione, ma non ci è mai stato concesso. Non siamo così ingenui da cercare un’interlocuzione per negoziare i contratti, ma solo per condividere gli elementi di scenario ed eventualmente posticipare i nuovi listini in presenza del rallentamento inflattivo. Evitando quindi che i dati sulle vendite, che già oggi calano a volume del 5%/6%, si appesantiscano ulteriormente”. Così Carlo Alberto Buttarelli, direttore ufficio studi e relazioni di filiera di Federdistribuzione e consigliere delegato di Adm, il giorno dopo la conferenza stampa di Centromarca sulla tempesta perfetta sul largo consumo e la disponibilità a sedersi a un tavolo convocato dal governo sui temi dell’innovazione e dello sviluppo, ma non sulla moratoria dei prezzi.

Dott. Buttarelli, il governo non ha mai dato seguito agli appelli di industria e retailer, ma se lo facesse quale sarebbe il vostro atteggiamento?

Di pronta adesione. Del resto lo abbiamo sempre detto. In realtà questa risposta di Centromarca che coinvolge il governo e le dinamiche antitrust ci sembra strumentale. E’ un modo per non dare una risposta diretta. Abbiamo chiesto un tavolo a due anche per sensibilizzare le nostre imprese, ciascuna le sue. Ha sempre rifiutato. Se si dialogasse di più sarebbe meglio per tutti.

Il presidente di Centromarca, Francesco Mutti, è stato chiaro: già il ribaltamento ritardato dei costi di produzione mette in crisi il 30% delle imprese.

Nel corso del 2022 abbiamo accettato diversi listini e di entità rilevante. A quel punto l’industria ha terminato il suo lavoro e la palla è passata a noi nel rapporto con i consumatori: lo abbiamo noi il filo diretto con le famiglie e non loro. Dobbiamo quindi spiegare e subirne le reazioni. Tuttavia se i prezzi continuassero a correre con la stessa velocità del 2022 il problema non sarebbe soltanto della distribuzione, ma anche della produzione.

Centromarca, a volte, vede i prodotti-civetta Mdd contrari a una corretta competizione. Qual è il vostro giudizio?

I concetti di Centromarca sulla Mdd sono superati. I prodotti Mdd non servono a fare dumping né crescono solo perché riduciamo gli assortimenti. Il consumatore lo sceglie perché è un prodotto di qualità, innovativo e penetra in tutte le fasce, compresa la premium. Poi quando Centromarca sostiene di rappresentare l’80% dei consumi sbaglia: l’Idm viene misurata da Nielsen in poco più del 20%. Peraltro in una condizione, fra il 2021 e il 2022, di decremento della quota di mercato della marca leader rappresentata da Centromarca dello 0,6%. Mentre la Mdd cresce.

E’ indubbio però, come certifica Iri, che negli ultimi 6 mesi si osserva una riduzione sugli scaffali dei prodotti a marca industriale che lasciano posto all’offerta delle Mdd.

Quando l’Idm perde assortimento sugli scaffali significa che l’industria non ha mantenuto le promesse fatte al momento del lancio. Cioè non hanno quell’innovazione dichiarata e la distribuzione non può mantenere questi prodotti a scaffale se il consumatore non li acquista.

Perché separa la quota di mercato della marca leader di Centromarca dalle altre?

Noi difendiamo l’idm perché è importante, ma sosteniamo anche la crescita della Mdd. Questa è un completamento dell’offerta, è un vero e proprio brand che gestiamo con migliaia di produttori, molte Pmi che crescono con noi. Poi mi sembra inutile paragonare l’Italia alla Gran Bretagna che ha una storia diversa: nella quota della Gran Bretagna c’è anche il discount. Se lo facessimo anche per l’Italia la Mdd raddoppierebbe. Allora di cosa stiamo parlando?

Lei cita con insistenza le Pmi, quali partner della distribuzione. Centromarca è fatta di imprese.

Centromarca rappresenta le grandi imprese del largo consumo (200 quelle dichiarate ndr), fra cui diverse multinazionali. Tutte eccellenti, ma sicuramente non rappresenta le piccole imprese italiane. La distribuzione italiana ha costituito con il tessuto imprenditoriale delle imprese dell’agroalimentare, spesso Pmi, una partnership straordinaria. Spesso è un rapporto sui territori, lo stesso delle nostre imprese distribuite e radicate sul territorio. Centromarca non rappresenta questo mondo, ma quello delle grandi imprese. E lì è un altro film.