di Emanuele Scarci

Nel secondo semestre Esselunga accelera e recupera, in parte, una pessima prima parte dell’anno: chiude il 2022 con ricavi consolidati in crescita a rete corrente del 3,2% a 8,83 miliardi. Il colpo d’acceleratore nel secondo semestre è stato del 6,7%.

Un anno comunque difficile con il Margine operativo lordo che scivola da 690 milioni a 501 (188 milioni in meno) e la posizione finanziaria netta che si appesantisce da circa 1,777 miliardi a 1,915 miliardi (138 milioni in più). Su quest’ultima ha pesato anche il riassetto societario: il gruppo ha infatti acquistato il 32,5% dell’immobiliare La Villata da Unicredit per 435 milioni. Oggi tutte le società del gruppo Esselunga sono interamente di proprietà di Marina Caprotti e della madre Giuliana Albera.

I prezzi a scaffale hanno registrato un aumento del 5,5%, a fronte di un’inflazione ricevuta dai fornitori di circa il 9%. L’azienda lombarda avrebbe quindi assorbito il 4% dei rincari. Nello scorso esercizio, Esselunga ha investito 377 milioni nella crescita e aprendo anche 8 negozi di cui quattro laESSE e un pdv a Milano in via Spadari a insegna “Le eccellenze di Esselunga”.

Il boomerang

Alla fine i risultati dell'intero esercizio sono accettabili rispetto al primo semestre 2022 che, a fronte di vendite a valore quasi invariate, segnò un dimezzamento del Mol e il prosciugamento dell’utile.

In particolare, dall’11 novembre 2021 al 30 aprile 2022, Esselunga optò per la scelta di ridurre i prezzi a scaffale finalizzata a rafforzarne ulteriormente la competitività. Su oltre 1.500 articoli, il retailer tagliò i prezzi, con decrementi tra i 6 e gli 8 punti percentuali a fronte di un'inflazione che galoppava.

Rimane che la redditività della catena commerciale ha perso nell’esercizio 2022 ben 2,4 punti sul Mol: la marginalità è scesa dall’8,1% al 5,7%. E probabilmente gli esiti negativi della scelta strategia di inizio anno possono aver innescato il ricambio in alcune funzione aziendali apicali.
Ora Esselunga non sembra più quella cash cow che è sempre stata (a ragione) ritenuta e tende ad allineare la sua performance a quella dei migliori retailer italiani. In più su Pioltello pesa un debito netto di circa 2 miliardi che in altri tempi il caterpillar Esselunga avrebbe progressivamente demolito. Oggi però le incognite di mercato non mancano: Nielsen segnala che nel primo bimestre del 2023 le vendite a volume dell'intero mercato grocery sono calate del 6%.

Certamente il bilancio 2022 non piacerà alle agenzie internazionali Moody’s e Standard & Poor’s che oltre due anni fa declassarono le obbligazioni di Esselunga a junk bond (titoli spazzatura), escludendole dall’area degli investimenti consigliati. Un giudizio probabilmente severo e affrettato per una ex società cash cow che ora deve soltanto ritrovare la rotta giusta.