Mentre si fa sempre più probabile il proseguimento della chiusura del Paese – delle fabbriche e di tutta la distribuzione non indispensabile, fino al 18 aprile probabilmente, come ha ventilato il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte - Ismea redige un capillare monitoraggio delle filiere agroalimentari.

Avviato all’indomani delle prime misure restrittive, il rapporto analizza, in 41 pagine, l'evoluzione delle principali variabili dei mercati nelle diverse fasi di scambio (origine, ingrosso e dettaglio).

L'analisi restituisce l'immagine di un settore che, con l'eccezione rappresentate dal florovivaismo e dalla pesca, risente meno della situazione di crisi e, pure nella necessità di affrontare numerose criticità, è ancora sotto controllo in termini di tenuta e capacità di garantire l'approvvigionamento dei mercati finali.

“La veloce evoluzione del contesto, anche a livello internazionale, potrebbe tuttavia rapidamente mutare gli scenari in cui stanno operando i settori – avverte Ismea -. Già rispetto alle prime settimane di crisi, la situazione complessiva è mutata in maniera anche radicale”.

La progressiva chiusura dell’Horeca, non solo a livello nazionale ma anche internazionale, per esempio, ha sottratto un canale di sbocco importantissimo per i prodotti di posizionamento alto e medio-alto (vino, formaggi...) e che assorbe percentuali rilevanti dei flussi complessivi di export.

In ottica prospettica potrebbero poi palesarsi ulteriori difficoltà.

Nelle imprese comincia a essere problematica la carenza di manodopera, a cui si aggiungono criticità a livello di logistica e trasporti. Inoltre, la paventata chiusura delle frontiere di alcuni Paesi esteri potrebbe causare problemi per l'approvvigionamento di materie prime da trasformare, o di prodotti finiti, per il quale il nostro Paese non è autosufficiente.

Nella filiera suinicola, tanto per fare un esempio, si stima che l’emergenza Covid-19 comporti una riduzione del 20% della produzione, soprattutto a causa della minore operatività dei macelli che devono riorganizzare le strutture per mettere in sicurezza gli operatori.

Per quanto concerne la filiera cerealicola, l’elevato livello delle importazioni è una delle principali criticità, con la fase agricola sempre più deficitaria di materie prime e la fase industriale, sempre più apprezzata sui mercati esteri. In tale contesto, la diffusione del Covid-19 pone le industrie italiane di trasformazione in una condizione di estrema vulnerabilità sul fronte dell’approvvigionamento.

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