Nuovo colpo maestro per Amazon che porta il suo servizio Prime Video in oltre 200 Paesi del mondo, Italia compresa. Prima disponibile in pochissime nazioni, come Usa e Gran Bretagna, la Internet tv di Jeff Bezos, diventa globale, per giunta in un momento in cui le emittenti generaliste stanno perdendo utenti di giorno in giorno.

Fruibile su Pc, tablet e smartphone, scaricando l’apposita app (per ora in inglese) per iOs e Android, la nuova emittente richiede una semplice registrazione sul sito www.primevideo.com, anch'esso in inglese. Ma lo spettatore può facilmente impostare sul proprio device i sottotitoli o addirittura la propria lingua preferita, scegliendo il doppiaggio fra alcuni dei più diffusi idiomi, cioè in italiano, francese, portoghese e spagnolo.

Per gli utenti primer – quelli che in Italia pagano 19,99 euro all’anno per avere numerosissime spedizioni gratuite – il servizio è gratuito e incluso nell’abbonamento. Per gli altri il canone è davvero abbordabile: gratis per i primi 30 giorni di prova e poi 2,99 euro al mese per il primo semestre.

Il catalogo è ampio, anche se al momento non ancora perfetto, e contiene, fra le altre cose, le serie originali Amazon e moltissimi film di successo, dai grandi classici ai titoli più recenti. I video si possono scaricare sul proprio device o vedere in streaming.

A parte la pecca dell'inglese, che comunque verrà corretta molto presto, le implicazioni commerciali e di marketing sono enormi: è prevedibile che il numero dei primer aumenterà in modo esponenziale, determinando così una crescita ulteriore degli acquisti sulla piattaforma della dot.com americana e, in senso lato, dando un'ulteriore spallata al commercio elettronico.

Non solo: Primevideo ha prezzi assolutamente competitivi e tali da abbassare quelli dei concorrenti, che non vorranno certo perdere la propria base di utenti.

Secondo il rapporto del Consumeralab, di Ericcson ‘Tv and media report 2016’ anche se in Italia la tv classica mantiene saldamente la pole position (59% del tempo destinato all’intrattenimento video) le quote dei canali audiovideo e dei media di nuova generazione sono molto rilevanti: nel primo anno di attività Netflix conta un 12% di accessi giornalieri e un 17% settimanali. Per non dire di Youtube: 43% di passaggi ogni giorno e 76% settimanalmente. Nel giro di 4 anni le forme di visione tradizionale hanno perso un 10% di audience, in larga parte dovuto alla fascia di età fino a 35 anni.

C’è da chiedersi per quanto tempo ancora l’industria e la distribuzione, in Italia e all’estero, potranno fare a meno di allearsi con le maggiori piattaforme di intrattenimento on line.