L’Onf – Osservatorio Nazionale Federconsumatori - ha realizzato la prima indagine sui prezzi degli alimenti light, biologici, senza lattosio e senza lievito rilevati nella Gdo, da cui è emerso che i prodotti con determinate caratteristiche vengono venduti a prezzi decisamente più alti rispetto a quelli “ordinari”, con differenze in termini percentuali che arrivano a un massimo dell’82 per cento (senza lievito).

Per i prodotti light - che per poter essere definiti tali devono presentare un valore energetico ridotto di almeno il 30% rispetto al normale - la maggiore differenza è stata rilevata nel costo dei würstel (53%), delle patatine in busta (25%) e dei biscotti (23%) mentre tra quelli senza lattosio spiccano le brioches confezionate e la panna da cucina (59%), il latte (39%) e lo yogurt (32%).

Per quanto riguarda il biologico la forbice risulta particolarmente ampia per polpa di pomodoro (116%), farina (96%) e spaghetti (87%).

Le difformità più eclatanti si registrano comunque per gli alimenti senza lievito, in particolare nel caso dei prodotti da forno: le brioches confezionate e i biscotti raggiungono rispettivamente il 141% e il 135%, mentre le merendine si attestano sul 77 per cento.

Al contrario non hanno scostamenti, rispetto alle versioni classiche, le cole light, le mozzarelle light da 125 grammi e, fra i prodotti ‘senza’ si distinguono variazioni modeste (+4%) per le robiole da 100 grammi .

Le differenze medie sono: 18% per i light, 29% per il senza lattosio, 60% per il bio e 82% per il senza lievito.

In questi anni – scrive Federconsumatori - la scelta e la selezione degli alimenti compiuta sulla base della valutazione delle proprietà organolettiche e nutrizionali dei prodotti stessi ha assunto un’importanza centrale nella nostra vita quotidiana. Recenti indagini evidenziano una crescente attenzione da parte del consumatore alla qualità dell’alimentazione, nonché una sensibilità al tema della corretta nutrizione e alla salubrità dei cibi, inesistente fino a qualche decennio fa.

“Gli acquisti sono sempre più orientati a privilegiare la salute rispetto alla gola, mirando a una minore assunzione di cibi ritenuti eccessivamente calorici o allergizzanti. Si tratta di un mercato alimentato non solo da chi compie determinate scelte di acquisto sulla base di criteri etici o nutrizionali, ma anche dai soggetti che soffrono di allergie e intolleranze: secondo le stime del Ministero della Salute, nel nostro Paese circa 1.800.000 persone sono affette da allergie alimentari. Non a caso le vendite dei cibi light, integrali, senza lattosio, senza olio di palma o arricchiti con fibre e Omega 3 fanno registrare un notevole incremento, a cui si aggiunge il vero e proprio boom del biologico”.

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