Continua la battaglia, tanto pacifica quanto intensa, sui centri commerciali e outlet chiusi nei fine settimana e festivi. Mentre Roberto Zoia, presidente del Cncc, intervistato dal quotidiano ‘Il Messaggero’ si chiede, fra le altre cose, perché se riaprono le scuole, non possano riaprire completamente anche gli shopping center, e mentre Giorgio Santambrogio, amministratore delegato di Gruppo Végé e past president di Adm scrive, al presidente del Consiglio Mario Draghi sulla vexata quaestio, e, in altre sedi, incalza sulla necessità dei vaccini per gli operatori della Gdo, si prepara a Roma la prima manifestazione in favore dell’industria dei centri commerciali. E questo per non parlare delle continue interviste e degli appelli lanciati da Gaetano Graziano, vicepresidente di Adcc, l’Associazione direttori centri commerciali.

L’iniziativa, questa volta, non viene da un’associazione di settore o da una catena distributiva, ma dal centro commerciale Piazzagrande di Piove di Sacco, in provincia di Padova, un polo con una sessantina di negozi, fra i quali Spazio Conad, Ovs, Pittarello, Al Bricolage, solo per citare le grandi e medie superfici.

Farà seguito a un'altra iniziativa: martedì 11 maggio alle 11 i punti vendita di tutti i centri commerciali d’Italia manifesteranno contro le chiusure nei fine settimana con il gesto simbolico di abbassare le saracinesche per alcuni minuti. L’iniziativa, che coinvolge 30.000 negozi e supermercati, è promossa dalle associazioni del commercio, Ancd-Conad, Confcommercio, Confesercenti, Confimprese, Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali e Federdistribuzione, che chiedono l’immediata revoca delle misure restrittive che da oltre 6 mesi impongono la chiusura dei negozi nei giorni festivi e pre-festivi.

L’idea del complesso veneto, che sta raccogliendo consensi in tutta Italia, è del Consiglio di amministrazione del centro, presieduto da Giuseppe Pittarello, che è anche presidente dell’omonima catena di calzature.

L’appuntamento è a Roma per mercoledì 12 maggio, alle ore 12, con l’obiettivo di esprimere l’allarme e le ragioni di un settore in ginocchio.

“Il motivo che ci induce a una simile decisione è di pura sopravvivenza - spiega Pittarello -. Quattordici mesi fa il Governo ha adottato misure rigorose, ma necessarie, per affrontare una crisi senza precedenti. Si trattava di salvare il Paese e la popolazione da un’epidemia devastante e tutti noi abbiamo operato con le stesse priorità: garantire i servizi e i prodotti essenziali in condizioni di sicurezza sanitaria. In 24 ore la grande distribuzione, i centri e i parchi commerciali si sono attrezzati per rispondere prontamente alle esigenze. Abbiamo adattato spazi e strutture, ideato nuovi protocolli di pulizia e sanificazione, investito in attrezzature e applicazioni tecnologiche per misurare le temperature, gestire le presenze, disciplinare le code, abbiamo adattato gli orari di settimana in settimana, a volte di giorno in giorno, abbiamo riallocato i nostri budget in servizi a favore della collettività, della sanità, della scuola, delle fasce più deboli. Abbiamo anche ospitato e realizzato nelle nostre gallerie i centri vaccinali”.

Un vero tour de force: “L’abbiamo fatto – prosegue l’imprenditore - con il cuore e con la consapevolezza che solo un impegno collettivo ci avrebbe permesso di superare l’emergenza. Oggi l’epidemia non è ancora sconfitta e noi non abbiamo mai abbassato la guardia. Però il nostro settore sta pagando un prezzo troppo alto e ingiustificabile. Tenere i negozi chiusi il sabato e la domenica corrisponde a perdite di fatturato stimabili intorno al 50%. Ci sono tra noi operatori che non hanno più riaperto dalla primavera 2020, altri che lo hanno fatto a singhiozzo. Le chiusure dei giorni festivi e prefestivi sono onestamente ingiustificabili ai fini sanitari. Perché un negozio in una galleria commerciale dovrebbe essere più pericoloso di uno su strada? Quello che chiediamo ai nostri amministratori è di ascoltare il nostro grido di allarme e di spiegare, se possibile, misure così dannose, economicamente, e discriminatorie.”

L’appello a creare un fronte comune non si rivolge solamente a imprenditori e lavoratori del commercio, ma in diversa misura anche a proprietà e gestori di centri e parchi commerciali - di cui moltissimi già sensibili e colpiti nel vivo -, a un’ampia porzione di fornitori, in particolare le agenzie di comunicazione ed eventi, altrettanto penalizzate dalle restrizioni. E, perché no?, ai clienti finali, per i quali l’apertura dei centri e parchi commerciali nel week end rappresenta un servizio oltre che un’occasione di shopping.

“I nostri centri e i nostri parchi commerciali - aggiunge Pittarello - sono parte integrante del territorio e delle comunità, motori dell’economia locale e luoghi di relazione, sono parte della vita e della memoria locale. Per questo auspico un’adesione quanto più allargata possibile. Ma soprattutto, mi auguro di trovare interlocutori attenti e aperti al dialogo”.

E conclude: “Come ha ribadito il Presidente della Repubblica Mattarella “il lavoro porterà il Paese fuori dall’emergenza”. Per contribuire a questo obiettivo comune chiediamo aiuto ai vertici governativi. Le nostre realtà rappresentano un’importante quota del Prodotto interno lordo per cui ogni giorno di attività a saracinesche alzate è prezioso per l’economia e la ripartenza della nostra grande Italia.”