La pandemia ha determinato l’inversione del pluriennale trend di crescita dell’economia milanese. In particolare, le previsioni del Pil, per la fine del 2020, indicano un calo pari al 7,1% per la Lombardia, al 7,7 per Milano, al 5,8 per Monza Brianza e al 5,4 per Lodi.

Sono alcuni dei dati emersi in occasione della presentazione del rapporto “Milano produttiva”, realizzato dal Servizio studi statistica e programmazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, giunto alla sua 30esima edizione. Il documento è arricchito questa volta con un sondaggio sul sentiment degli imprenditori.

Spiega Carlo Sangalli Presidente della Cccia meneghina: “A oggi l’economia del nostro territorio è sospesa pericolosamente tra i danni senza precedenti provocati dall’emergenza Covid e il difficile ritorno alla crescita. Una crescita che può contare su un tessuto economico ancora sano, anche se già penalizzato, nel primo semestre, dal cedimento della natalità dellle imprese. Proprio per questo va fatto il massimo sforzo per sostenere il sistema imprenditoriale della grande Milano. Perché la ripresa economica non può che ripartire da qui, per dare un impulso a tutto il nostro Paese.”

L’entità dell’impatto della pandemia è percepibile dal dato relativo alle nuove iscrizioni al Registro delle imprese: sfidano lockdown e pandemia 12.370 società, nate tra gennaio e giugno, tra Milano, Monza Brianza e Lodi. Ci sono tuttavia 5.000 “nuove nate” in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La variazione percentuale tra le nuove iscritte del primo semestre 2020 e le nuove iscritte di gennaio-giugno 2019 si attesta a -28,6%. Il saldo è negativo, con le cancellazioni che superano le iscrizioni: -80 realtà, Segnale di resilienza a Milano, dove permane, per lo meno fino al mese scorso, un debole saldo positivo con + 306 società.

La prima conseguenza negativa della pandemia, per l’industria manifatturiera, è la cancellazione degli ordini dai clienti (39,1% a Lodi, 36,7% a Milano). Circa un terzo degli artigiani di Milano e Monza denuncia problemi di liquidità.

Le chiusure forzate hanno colpito soprattutto il commercio (40% a Milano) che accusa anche le maggiori difficoltà organizzative. Oltre il 70% delle società dell’industria e dell’artigianato ha fatto ricorso ad ammortizzatori sociali, attorno al 60% per distribuzione al dettaglio e servizi. Poco meno del 10% ha ridotto l’organico; le imprese hanno preferito rinviare le assunzioni previste (21,6% delle imprese del terziario meneghino) o, in misura minore, non rinnovare i contratti in essere.

Significativo rallentamento per tutti i comparti economici: relativamente ai settori, si manifesta una pesante flessione della produzione industriale nei primi tre mesi dell’anno in Lombardia (-10,1%) e a Monza Brianza (-12%); meno marcato il calo che si registra a Milano (-7,5%) e a Lodi (-5,4%), dove la gravità della caduta appare meno significativa rispetto all’Italia (-11,7%).

Nel primo trimestre 2020 il fatturato del commercio registra invece in regione un -7,2%, a Milano un -6,7% e a Monza Brianza un -6,4%, tutte cifre più ampie rispetto all’Italia (-4), Export in calo per Monza e Brianza (-1,8%) e per Lodi (-3,5%), per un risultato complessivo di frazionale riduzione nelle tre province, con un dato complessivo pari a -0,5 per cento. Più marcata la flessione delle importazioni, che segnano -5,2% a Milano, Monza Brianza e Lodi, a fronte di una diminuzione del 5,9% in Italia.

Nel 2020, però, nella sola Milano, spicca la crescita delle vendite verso gli Stati Uniti (+56,4%) in ragione soprattutto dei prodotti farmaceutici, in salita del 75,4 per cento.

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