Intesa Sanpaolo e Confcommercio-Imprese per l’Italia hanno siglato un nuovo accordo per ampliare, con ulteriori 3 miliardi di euro, il supporto di 2 miliardi già stanziato nel mese di marzo per le imprese associate. L’operazione rientra nell’ambito degli interventi introdotti dai Decreti Ristori alla luce delle conseguenze innescate dalla pandemia sulle attività distributive.

Intesa Sanpaolo condividerà con gli associati della confederazione proposte che prevedono finanziamenti della durata di 18 mesi meno un giorno, di cui 6 di preammortamento, finalizzati anche ad anticipare i crediti di imposta che matureranno sugli affitti e finanziamenti fino a sei anni, con preammortamento di 24 mesi, per esigenze di liquidità a fronte della riduzione dei ricavi.

Il primo gruppo bancario italiano, inoltre, estenderà fino a giugno 2021 agli associati Confcommercio i benefici dell’accordo per accedere ai portafogli di finanziamento tranched cover (con garanzie di portafoglio) del valore di 100 milioni di euro per agevolare gli investimenti e supportare fabbisogni di liquidità a condizioni vantaggiose, mentre sarà estesa a fine 2021 la convenzione che riguarda la restituzione delle commissioni sulle transazioni fino a 10 euro effettuate tramite Pos Intesa Sanpaolo.

Secondo l’ufficio studi della confederazione la situazione è drammatica. L’effetto combinato del Covid e del crollo dei consumi del 10,8% (pari a una perdita di circa 120 miliardi di euro rispetto al 2019) porta a stimare, per il 2020, la chiusura definitiva di più di 390.000 attività non alimentari e terziarie, fenomeno non compensato dalle 85.000 nuove aperture. In 240.000 casi la mortalità sarebbe riconducibile esclusivamente alla pandemia.

Fra i settori distributivi più colpiti ci sono abbigliamento e calzature (-17,1%), ambulanti (-11,8%) e distributori di carburante (-10,1%).

Nei servizi di mercato le maggiori perdite si registrano per agenzie di viaggio (-21,7%), bar e ristoranti (-14,4%) e trasporti (-14,2%). C’è poi tutta la filiera del tempo libero che, fra attività artistiche, sportive e di intrattenimento, fa registrare complessivamente la sparizione di un’impresa su tre.

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