Ben 4.400 miliardi di dollari di fatturato totale per i 250 top reatailer globali, +4,1% rispetto all’anno scorso, con Amazon come più grande e-retailer al mondo, in crescita a doppia cifra, la maggiore tra le aziende presenti nella Top 10 dei fmondiali. Wal-Mart sempre leader globale e al quarto posto come e-retailer, mentre in Europa Lidl mantiene il primo posto, seguito da Aldi e Carrefour.

Si amplifica inoltre il gap tra le aziende europee (82) e quelle nord americane che costituiscono più di un terzo della classifica.

La prima società italiana in classifica è Coop Italia (72° posto). Seguono Conad (78°), Esselunga (131°) ed Eurospin (187°).

Questi i dati principali, come anticipato da Distribuzione Moderna, di Global Powers of Retailing, la ricerca annuale che Deloitte svolge sullo scacchiere distributivo mondiale.

“L’economia internazionale sta attualmente attraversando un periodo di crescita relativamente stabile. Lo sviluppo è accelerato in Europa e Giappone, si è stabilizzato in Cina e Stati Uniti, mentre risulta particolarmente vivace nei Paesi emergenti – spiega Dario Righetti, partner Deloitte e responsabile consumer & industrial products -. Per i grandi è stato un anno positivo con una crescita del 4,1%. Tuttavia, nell’immediato futuro, dovranno continuare a confrontarsi con le conseguenze negative rappresentate dalle crescenti disuguaglianze sociali, delle iniziative protezioniste e dell’impatto potenziale delle misure monetarie restrittive”.

“L’Europa – dice Ernesto Lanzillo, partner Deloitte e responsabile pe il settore retail sta vivendo un momento di forte incertezza legata alla situazione economica e politica. Il fenomeno della Brexit, in particolare, ha dato il via a un periodo di instabilità e cambiamento negli equilibri commerciali. I mercati maturi stanno soffrendo la concorrenza di nuovi Paesi emergenti e di nuovi competitor digitali”.

A dispetto di questa perdita di quote, i retailer europei rimangono i più attivi a livello mondiale, continuando a cercare crescita al di fuori dei loro, ormai maturi, mercati domestici. Circa il 41% del loro fatturato è stato generato da operazioni straniere, quasi il doppio di quello registrato dai Top 250 al completo.

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