Lavoratori della Gdo ancora senza una proposta contrattuale adeguata. Questo il motivo che ha portato allo sciopero di supermercati, ipermercati e centri commerciali di sabato, 28 maggio.

Secondo Filcams, Fisascat e Uiltucs lo scopo dei datori di lavoro è di erogare “una massa salariale notevolmente inferiore con una proposta pari a circa 1.800 euro, con una mancata copertura per 2014, 2015 e parte del 2016; il contratto rinnovato nel marzo del 2015 con Confcommercio, prevede invece una massa salariale di 3.000 euro al 31 dicembre 2018, con aumenti già erogati nel 2015 e altri ancora che verranno corrisposti tra il 2016 e il 2017».
Inoltre a maggio sono stati distribuiti in Gdo 15 euro, ben lontani dalle aspettative, visto che i lavoratori Confcommercio hanno ricevuto 45 euro, su una previsione a regime di 85.

In una nota Federdistribuzione quantifica l'adesione allo sciopero nel 6,5% (ma le stime sindiacali parlano di un 30%). Una percentuale, secondo la Federazione, del 25% più bassa rispetto all'ultima agitazione di dicembre 2015, che aveva registrato un 8,6 per cento.

"Nonostante la lunghezza delle trattative che i sindacati stanno imponendo, i lavoratori hanno dimostrato un comportamento responsabile - dichiara Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione -. Sono ormai due anni e mezzo che presentiamo ai sindacati proposte che hanno l'obiettivo di tutelare il potere d'acquisto dei lavoratori, i complessivi livelli occupazionali e che al contempo siano sostenibili per le imprese, creando così le condizioni per tornare a crescere. Ma abbiamo sempre trovato un muro e la pretesa di firmare il medesimo contratto sottoscritto da Confcommercio, un percorso che fin da subito abbiamo detto di ritenere inaccettabile per le evidenti differenze esistenti tra le nostre grandi aziende associate e quelle del dettaglio tradizionale".

"Viviamo un quadro economico nel quale da anni gli indicatori di redditività sono in calo, i consumi non ripartono e la strada per uscire dalla crisi si presenta ancora lunga e complessa. Le imprese hanno bisogno di recuperare produttività per riuscire ad affrontare le sfide del futuro. Una situazione che i sindacati continuano a non capire.