Sempre collegati ma progressivamente più diffidenti, i consumatori si dividono sul tema della fiducia. In Italia uno su due si pone il problema di quanto siano affidabili le informazioni sui social network, il 57% dei nostri connazionali e il 40% nel mondo si preoccupa della propria privacy in termini di dati personali di cui i brand dispongono e il 49%, sempre nel nostro Paese, considera irrilevanti i contenuti postati dai marchi sui social media.

Insomma, secondo la ricerca 'Connected Life' di Kantar TNS, il mondo digitale pone al centro il tema della fiducia e si divide, nella relazione con i brand online, tra la diffidenza dei Paesi sviluppati e gli atteggiamenti più aperti di quelli emergenti.

Lo studio ha ascoltato 70.000 individui in 56 nazioni ed è stato arricchito da 104 interviste qualitative in profondità.

I risultati mostrano che la fiducia nei brand da parte dei consumatori europei e statunitensi è stata compromessa dalla diffusione esasperata di pubblicità e contenuti online. Nel nostro Paese, addirittura, solo il 14% considera del tutto affidabile il contenuto che vede sui social.

E il problema riguarda anche l’atteggiamento verso i grandi brand, che varia notevolmente tra i mercati emergenti e quelli sviluppati: in Cina e Nigeria, più della metà dei consumatori (rispettivamente il 57% e il 54%) si fida delle marche globali, ma questa percentuale diminuisce nei mercati sviluppati, come Usa e Italia, dove tocca solo il 21 e il 20% rispettivamente.

Spiega Federico Capeci, chief digital officer & ceo insights di Kantar: “La diffidenza è il risultato di una maggiore consapevolezza degli utenti, ma anche di ciò che il marketing ha prodotto. Il mondo connesso, con la proliferazione di user generated contents non controllati, i casi recenti e ormai frequenti di fake news, così come la proliferazione di digital adv che sembrano voler inseguire i consumatori più che instaurare una relazione, hanno progressivamente impattato sugli atteggiamenti nei confronti della fruizione. Nei Paesi sviluppati le nuove opportunità offerte dalla tecnologia per connettersi ai propri consumatori - condividendo contenuti di marca, targettizzandoli in base ai loro dati personali, o ampliando l'ambito dell'e-commerce – sembrano erodere confidenza più che contribuire a crearla".

Conclude Capeci: "Per costruire e proteggere la fiducia, i brand hanno bisogno di mettere il cliente al centro. Ciò significa comprenderne le motivazioni, individuare i momenti giusti per interagire con loro, rispettando il loro tempo prezioso e diventando più trasparenti su ‘come’ e ‘quando’ si raccolgono e utilizzano i dati personali