Vendemmia positiva secondo Assoenologi. Le previsioni al 31 agosto sulla produzione 2018, formulate in presenza di una raccolta di circa il 15% dell’uva, sottolineano che se l’annata 2017 è stata tra le più scarse degli ultimi 50 anni, a causa di eventi climatici di eccezionale portata, il 2018 torna su valori medi riferiti a periodi di piena produzione.

La prima regione a staccare i grappoli è stata la Sicilia, nell’ultima settimana di luglio, seguita dalla Puglia e dalla Lombardia, nella prima decade di agosto.

Nell'intera Penisola si riscontra un ritardo dell’inizio delle operazioni che varia dai 7 ai 10 giorni rispetto allo scorso anno, ma in linea con un’annata normale e i pronostici indicano una produzione di vino e mosto superiore di circa 10 milioni di ettolitri sul 2017.

Tutte le regioni italiane evidenziano consistenti incrementi, con punte del +30/35% soprattutto nel Centro Italia.

Con 55,8 milioni di ettolitri il 2018 si colloca al secondo posto nell’arco di un ventennio. Bisogna risalire, infatti, al 1999 per riscontrare un quantitativo maggiore (58,1 milioni di hl).

L'elaborazione di Assoenologi permette di ipotizzare che la produzione di uva possa oscillare fra i 76 e i 78 milioni di quintali che, applicando il coefficiente di trasformazione del 73%, danno, appunto, fra i 55 e i 57 milioni di ettolitri di vino, un volume superiore del 21% rispetto a quello del 2017 (46,1 milioni di ettolitri secondo l’Istat) e del 16% se riferito alla media di un lustro (2013/2017).

La Puglia diventa la regione più produttiva, con 11,9 milioni di ettolitri, seguita dal Veneto (10,3), dall’Emilia Romagna (7,8) e dalla Sicilia (5,8). Queste quattro regioni, insieme, totalizzano circa 36 milioni di ettolitri, ossia il 65% di tutto il vino italiano.