Anche nel settore moda l’impatto delle chiusure domenicali rischia di essere molto pesante, come ha valutato l’Istituto Cattaneo in una ricerca condotta dal suo direttore, Maurizio Morini.

I turisti che visitano ogni anno Firenze, Milano, Roma e Venezia, avendo come motivazione principale lo shopping, sono circa 1 milione e mezzo e spendono, a testa, più di 100 euro al giorno. Nel solo settore degli acquisti, lo shopping tourism frutta alle 4 città 2,6 miliardi di euro all’anno.

Il fashion shopping degli italiani si concentra proprio nel fine settimana e funge da volano per tutta l’economia locale, attirando in centri storici e aree commerciali potenziali clienti per diverse attività. Per quasi il 60% delle nostre famiglie l’acquisto domenicale è una prassi consolidata e la domenica è il secondo miglior giorno per fatturato. La fashion shopping experience coinvolge anche i turisti, la cui spesa, durante la domenica, si aggira intorno ai 6 miliardi all’anno.

Il fashion shopping, tipicamente domenicale, non crea solo guadagni, ma sostiene anche l’occupazione. Gli italiani che lavorano di domenica nel settore del commercio sono circa 580.000, 688.000 quelli che operano nella ristorazione e 215.000 nei trasporti.

Cosa accadrebbe se le proposte di restrizione diventassero legge? La contrazione nel numero degli occupati andrebbe dalle 15.000 unità (nel caso della proposta PD) alle 148.000 (proposta M5S) passando per le 33.000 (proposta della Lega).

I mancati introiti causati dalle chiusure domenicali sono stimabili dai 960 milioni di euro (proposta PD) ai 2 miliardi (proposta della Lega) per arrivare addirittura ai 9,4 miliardi (proposta M5S).

Calcolando il recupero dei guadagni reso possibile da e-commerce e spesa negli altri giorni, le perdite sarebbero attutite rispettivamente a 280/210 milioni, 700 milioni e 4 miliardi. A queste cifre va però aggiunta quella dei mancati incassi derivanti dallo shopping dei turisti.

Ridurre le aperture domenicali avrebbe impatti negativi anche sulla contabilità dello Stato, che perderebbe dal miliardo e mezzo ai 2 miliardi all’anno di gettito fiscale.

Anche la psicologia economica globale subirebbe l’influenza negativa delle chiusure, che inibirebbero la propensione all’investimento da parte di gruppi che operano principalmente in alcuni ambiti settoriali (come le catene di ristorazione). E dubbio è anche l’effetto anti-desertificazione dei centri storici, dinamica sulla quale alcune proposte – Lega e M5S- dichiarano esplicitamente di voler intervenire.

Ipotizzando di chiudere le attività commerciali nella metà dei giorni festivi, la perdita di Pil sarebbe di circa 5 miliardi, pari allo 0,33% del Prodotto interno lordo.

Scarica lo studio