La Gdo esiste da quasi un secolo, ma i cambiamenti principali sono avvenuti negli ultimi decenni e altri, più repentini, si prospettano nei prossimi mesi. Un esempio lampante e macroscopico: in Italia il fatturato del canale discount, nel 2018, è cresciuto del 5% rispetto al 2017.

Il dato è emerso ieri, 5 marzo, durante un incontro organizzato da Nielsen sul futuro del retail.

La quota di mercato del canale si è piazzata, nel 2018, al 18,5% in valore (13,4 dieci anni fa) e al 25,7% in volume sul totale del largo consumo confezionato.

Non solo: la crisi, il perdurare dell’attenzione ai prezzi e la supermecatizzazione dei discount, che ha comportato l’aggiunta di servizi, una spiccata enfasi sui freschi e una salita del livello qualitativo degli assortimenti, hanno fatto sì che questa tipologia sia stata la sola a chiudere le vendite con un segno nettamente positivo.

Secondo l’Istat nel 2018 il valore delle vendite al dettaglio è cresciuto lievemente (+0,2%) rispetto all’anno precedente, con il totale Gdo che ha realizzato il +0,8. Escludendo l’e-commerce (+12,1%) il discount è stato il best performer tra i canali fisici non specializzati a prevalenza alimentare, con un +4,4 per cento.

Nonostante le continue aperture inoltre la rete, che supera ormai le 5.500 unità, è ancora in espansione, come prova la rincorsa di Aldi, che, in un anno di presenza in Italia ha totalizzato 51 opening e come dimostrano i forti investimenti dei leader: Md, per esempio, ha messo sul tappeto 1 miliardo di euro nel piano 2019-2021 e Lidl 750 milioni nel 2019.

Il canale, sempre secondo Nielsen, ha archiviato l’anno con un giro d’affari totale di 17,7 miliardi di euro.

Infine se ai marchi del distributore, che da noi hanno una quota del 19,1% e un valore di 10,3 miliardi, si aggiungono anche le private label dei discount, questo segmento raggiunge il 27,9% di incidenza e vendite pari a 18,4 miliardi di euro.