Ordinare, provare, rendere: è questo il circolo vizioso che sta intrappolando l’economia digitale, specie nel pronto moda. Lo scorso anno, nel solo settore dell’abbigliamento e limitatamente agli Usa, il valore dei capi restituiti ha raggiunto 369 miliardi di dollari, il 10% delle vendite. Numeri destinati ad aumentare con effetti collaterali su aziende e ambiente: il trasporto è infatti la prima fonte di inquinamento e l’aumento degli imballaggi si traduce ogni anno in 1 miliardo di alberi abbattuti.

A dirlo è il sito DressYouCan, sito specializzato nel noleggio di abiti e accessori, che ha collazionato e compulsato una serei di fonti statistiche e pubblicistice: “Il fashion renting può rivelarsi particolarmente utile per ridurre il numero dei resi, contribuendo alla salute dell’ambiente – spiega Caterina Maestro, fondatrice di DressYouCan –. Con il noleggio, infatti, è possibile ottimizzare il consumo rendendolo sostenibile, indossando abiti sempre nuovi senza alimentare gli sprechi tipici del fast fashion. Il fashion renting è candidato a diventare un prezioso alleato di brand e stilisti, poiché noleggiare i fondi di magazzino potrebbe rivelarsi la soluzione per diminuire il volume dei rifiuti tessili, un grave problema per l’ambiente dal momento che solo l'1% viene veramente riciclato”.

La possibilità di restituire un vestito, o un oggetto comprato online è, oggi, uno dei principali elementi che influenzano l’acquisto, tanto che secondo uno studio pubblicato su ‘The Journal of Marketing’, le aziende che offrono resi gratis aumentano le proprie vendite del 457 per cento.

Come riporta 'GreenBiz', l’anno prossimo negli Usa il valore dei resi toccherà la cifra record di 550 miliardi di dollari, segnando un +75% rispetto al 2016.

Tra gli effetti collaterali non va dimenticato l’over packaging, con l’enorme quantità di scatole di cartone e involucri di plastica che vengono generati nel processo di restituzione: secondo quanto calcolato dalla rivista statunitense ‘Fast Company’, ogni anno negli Usa vengono spediti 165 miliardi di pacchi, un numero che si traduce in una vera 'spremitura' di materie prime, soprattutto cartacee.

Tra le cause che spingono i consumatori a rendere la merce acquistata, rientrano ovviamente le misure, spesso non calcolate in modo accurato. Ma non solo: esistono veri e propri serial returner, che fanno spese compulsive e continue, sentendosi garantiti dalla possibilità di restituire quanto acquistato.