La green economy avanza, ma, si devono ancora aumentare gli sforzi: questa la lezione che emerge dalla 21a edizione di Ecomondo di Rimini (7-10 novembre, in abbinata con Key Energy), rassegna internazionale del settore con 105.504 visitatori nel 2016) e dal 7° Green retail forum & expo di Milano (26 ottobre), che, pure nelle differenze, arrivano alle medesime conclusioni.

I dati Ecomondo evidenziano intanto che, negli ultimi 10 anni – 2006-2016 – è raddoppiata la raccolta differenziata passando dal 25,8% al 52,5%. Nel solo 2016 c’è stato un incremento del 5% sul 2015. Tuttavia si è ancora lontani dall’obbiettivo del 65% fissato dalla normativa.

Lo scorso anno, però, dopo un lustro di riduzione, è tornata a crescere, del 2%, la produzione di rifiuti solidi urbani, fino a 30,1 milioni di tonnellate. Fra le tipologie raccolte l’umido è la componente principale con il 41,2%% ed è quella che sale di più (+77,3%%) rispetto all’anno scorso, insieme a vetro (+66%%) e Raee (+55,3%%).

Packaging: nel 2016 ne sono stati complessivamente immessi al consumo 12,6 milioni di tonnellate, con un incremento del 2,3% rispetto al 2015. Il sistema Conai – Consorzio nazionale imballaggi - ha già raggiunto e superato l’obiettivo generale al 2025 (65%) con il 67% di rifiuti da pack avviati al riciclo. Sono stati superati gli obiettivi al 2025 per carta e cartone (80% di riciclo), metalli (77% acciaio e 73% alluminio), legno (61%) ed è molto vicino il sorpasso per il vetro (71%). Un po’ più distante è l’obiettivo della plastica (al 41%).

Sempre secondo i dati diffusi dalla rassegna riminese la bioeconomia, o economia sostenibile, fattura in Europa 2,2 bilioni di euro (1 bilione = 1.000 miliardi) per 19 milioni di posti di lavoro. Solo in Italia un’analisi condotta dalla Direzione Studi di Intesa Sanpaolo in collaborazione con Assobiotec e Spring, stima che nel 2015 il valore del settore fosse già di 251 miliardi di euro. E obiettivo della strategia nazionale sulla bioeconomia, presentata dal Governo lo scorso 20 aprile, è di incrementare questo incasso del 20% entro il 2030 (fonte Adnkronos).

Green retail forum, nato per condividere esperienze e know-how tra operatori della distribuzione e frutto di un’idea di Plef (Planet life economy foundation) e di Ndb-il Marketing Consapevole, in partnership con Distribuzione Moderna, Altavia e, dal 2017, con GS1 Italy, sì è concentrato sul tema dell’innovazione sostenibile, con focus su packaging, logistica, sistemi di pagamento e impianti in store.

Secondo una ricerca di Astarea le imprese della Gdo stanno passando da un concetto di responsabilità sociale a uno più sistemico, che integra la sostenibilità in una logica di business e quindi nei diversi aspetti della filiera. Naturalmente con una serie di ‘stop and go’ che riguardano non solo le risorse disponibili, ma anche la maggiore o minore sensibilità dei diversi stakeholder, nonché questioni di ordine burocratico, spesso frenanti.

Giorgio Santambrogio, amministratore delegato di Vegè spiega che “la tecnologia permette di geo-localizzare un cliente vicino al punto vendita, di riconoscerlo e di procurargli un’offerta personalizzata in relazione ai suoi acquisti passati. E dalla personalizzazione dell’offerta alla personalizzazione dei bisogni il passo è breve: la tecnologia permette di relazionarsi al cliente come persona e non gestire la persona come cliente. I negozi – afferma il top manager - potrebbero così trasformarsi in punti di incontro, o punti di educazione piuttosto che punti vendita”. Verrebbero anche evitati, proprio attraverso il ‘su misura' applicato al largo consumi, molti sprechi derivanti da possibili acquisti di merci non totalmente adatte a quel preciso individuo, o target.

Passando alle confezioni si nota che esse sono l’elemento più visibile sullo scaffale, ma paradossalmente sembra che in quest’area le innovazioni riescano a sposarsi con la sostenibilità in misura molto minore. Carlo Aliverti owner e brand consultant di Break Design Solution riferisce che “la cultura del risparmio a cui ci ha abituato la crisi, nonostante il cambiamento in positivo, guida sempre molto le scelte sia delle imprese, sia dei consumatori”. Si è consapevoli, insomma, che raramente il il cliente finale spende di più per un prodotto sostenibile; al tempo stesso le imprese tendono a privilegiare altri aspetti, come un pack di impatto, rispetto ai valori ecologici.

“Nonostante l’impegno dell’agenzia nel promuovere un'etica green proprio nell’area dell’imballaggio – afferma Aliverti - la capacità di incidere sul cliente è molto debole, anche a causa dell’oggettiva difficoltà di intervento sul processo produttivo, come per esempio il rifacimento degli stampi. Se 20 anni fa avevamo 3 o 4 progetti l’anno per ideare forme nuove, ora 1 progetto ogni 12 mesi è già molto”.

La questione del riciclo è uno dei fattori di sostenibilità su cui il retail è più sensibile – commenta Rossella Brenna direttore marketing, vendite e comunicazione di Unes. “Le iniziative riguardano innanzitutto l’interno dell'azienda, in particolare i materiali della logistica come cartone e legno. In Unes sono stati aboliti volantini e altri supporti cartacei, con un risparmio di circa 400 tonnellate di materiali. Un’innovazione molto significativa è ‘acqua km 0’, condotta grazie a un imprenditore partner che ha investito 1 milione di euro per ridurre drasticamente l’involucro del pack da 6 bottiglie di minerale”.

In Unes si sta lavorando inoltre a progetti molto ambiziosi, fra cui il recupero dell’olio delle conserve ittiche, apparentemente un falso problema, mentre ha implicazioni molto pensanti sull’inquinamento. Si stima infatti che un litro di olio alimentare disperso in acqua, generalmente attraverso le tubature, danneggi in modo gravissimo un milione di litri d’acqua, formando una pellicola che ostacola l’ossigenazione.

Cruciale anche l’impatto della logistica, che nel nostro Paese si mantiene ancora molto sbilanciata verso il trasporto su gomma. Il problema è tanto serio e sentito che meriterebbe una trattazione a parte. Valgano solo le esortazioni di Paolo Fregosi direttore relazioni esterne di GS1 Italy Indicod-Ecr, che sottolinea “l’estrema rilevanza dell’ottimizzazione della catena di fornitura nell’ambito della filiera commerciale, con numerosi progetti che vanno dalle leve di saturazione dei carichi ai trasporti intermodali capaci di facilitare la rotaia per lo meno fino all’ultimo miglio, allorché la strada diventa elemento indispensabile per arrivare a destinazione”.