È arrivato alla terza edizione il ‘Bilancio di sostenibilità della Dmo’(BSS), realizzato da Federdistribuzione e dalle sue associate con la collaborazione di Altis, Alta scuola di impresa e società, dell’Università cattolica del Sacro Cuore.

Il documento parte dalla considerazione che la digitalizzazione è oggi il fil rouge che accompagna e lega ogni aspetto della gestione. Se l’e-commerce corre – gli acquisti su Internet hanno raggiunto i 27 miliardi di euro -, pone ovviamente una serie di problemi ai canali classici, come spiega Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione: “Sussiste una disparità di regole tra chi opera nell’online e nell’off line. Le regolamentazioni, nazionali e regionali, su promozioni e sottocosto, valgono per il commercio fisico, ma non si applicano all’e-commerce. Sappiamo inoltre che i pure player online hanno la possibilità di non pagare le tasse locali, collocando le proprie sedi legali nei cosiddetti paradisi fiscali. Siamo di fronte a una vera e propria concorrenza sleale, che deve essere denunciata e combattuta. Federdistribuzione chiede, anche per il commercio fisico le semplificazioni di cui gode quello telematico, come la piena liberalizzazione delle promozioni”.

Fare innovazione d’impresa significa anche riflettere sull’evoluzione delle professioni e dell’organizzazione del lavoro e ripensare, nel contempo, le figure più coinvolte nei cambiamenti. È una riflessione fondamentale per un settore nel quale il costo del lavoro rappresenta oltre l’11% delle vendite e il 72% del valore aggiunto è redistribuito sotto forma di stipendi. Un comparto, la Dmo, che offre buona occupazione: contratti per il 91% a tempo indeterminato, collaboratori per il 58% donne, per il 64% con laurea o diploma superiore, per il 16% con meno di 30 anni, per il 45% con part time.

“La formazione ha e avrà un ruolo fondamentale – commenta il presidente -. Si rafforzerà l’acquisizione di competenze trasversali come l’attenzione al cliente, l’efficacia relazionale, la capacità di trasmettere i valori aziendali. Sarà necessario completare le conoscenze tecnologiche di ampie fasce occupazionali. Un’indagine tra le nostre associate ha evidenziato come oltre la metà già svolga una ‘formazione digitale’ e nei prossimi due o tre anni circa l’80% la realizzerà. Incentivare questi percorsi formativi con agevolazioni sarà fondamentale da parte del Governo per scongiurare effetti non voluti”. Del resto, nel mondo Federdistribuzione, negli ultimi 10 anni gli investimenti per addetto sono più che raddoppiati (+137%).

Lo sviluppo di una comunità non può prescindere dal porre grande attenzione alla conservazione del territorio e a un utilizzo intelligente delle risorse. La Federazione, in questo caso, rappresenta imprese che attuano un percorso virtuoso sia in campo ambientale che energetico. Le associate hanno diminuito i consumi di energia per metro quadro nel 2016 dell’8% rispetto all’anno precedente. Al tempo stesso stanno aumentando dell’8,3% gli acquisti di energia rinnovabile (arrivata nel 2016 al 65% del totale, rispetto a una media nazionale del 45%). “L’economia circolare deve ormai rappresentare il punto di riferimento nell’attività dell’impresa – puntualizza Cobolli Gigli – e la politica deve promuovere e supportare comportamenti virtuosi e innovazioni aziendali che si muovono in questa direzione. Mi pare che ci siano ancora molti spazi per definire meglio un approccio ai temi dell’ambiente e dell’energia che sia sempre più efficace e orientato al futuro e alla sostenibilità”.

Infine il tema della lotta allo spreco e delle donazioni alle persone bisognose, argomento di attualità per tutti: cittadini, operatori economici, enti caritativi e autorità. In Italia, secondo i dati del Politecnico di Milano, ogni anno si generano 5,6 milioni di tonnellate di eccedenze. Di queste meno del 9% viene recuperato per diventare sostegno, mentre il resto è spreco, uno spreco che equivale a 12,6 miliardi di euro, il 15,4% dell’intero consumo alimentare nel Paese. Si può certamente fare meglio e in questo sono impegnati attori della filiera ed enti caritativi, per esempio partecipando a progetti come LIFE-Food.Waste.StandUp, co-finanziato dalla Commissione Europea nel quadro del programma per l’ambiente e l’azione per il clima (LIFE 2014-2020) che vede come partner capofila Federalimentare e poi Federdistribuzione, Unione Nazionale Consumatori e Fondazione Banco Alimentare Onlus.

L’attività di donazione, oltre a denotare responsabilità, contribuisce a diminuire i costi della comunità, riducendo le quantità di beni che le amministrazioni locali devono gestire come rifiuti. “Sarebbe quindi auspicabile – aggiunge Cobolli Gigli - che una parte di questo risparmio venisse convertito in un sistema di premio per i soggetti che donano, per esempio riducendo la tassa sui rifiuti. Ciò potrebbe costituire un impulso per aumentare il fenomeno, dando piena attuazione alla recente legge antispreco, la cosiddetta legge Gadda, e rendendo più raggiungibile l’obiettivo indicato dal Mipaaf di raddoppiare le donazioni arrivando a 1 milione di tonnellate”.

Il bilancio di sostenibilità, avviato nel 2012, si arricchisce anche di un’importante iniziativa: “Abbiamo voluto che il nostro Bss 2017 segnasse l’avvio di un cammino di presa in carico, da parte delle aziende nostre associate, di obiettivi in chiave di responsabilità sociale d’impresa, coerenti con Agenda 2030 e i ‘Sustainable development goals’ delle Nazioni Unite. È un cambio di passo significativo – conclude Cobolli Gigli - che riflette una ferma consapevolezza dell’impatto dell’attività d’impresa sulla società e che evidenzia la nostra volontà di contribuire concretamente alla realizzazione di uno sviluppo sostenibile, a vantaggio delle generazioni future. È un cammino sul quale dovremo lavorare nei prossimi mesi, per definire il punto di partenza, nonché target, tempi di realizzazione e indicatori di misurazione”.

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