Il non alimentare recupera terreno, anche se le indicazioni di consumo rimangono in negativo: il tasso di variazione tendenziale torna a -1,4% nel 2014, rispetto alla profonda caduta, del 5,2%, del 2012 e al -3,5% del 2013, mentre il 2011 si era attestato a -1,3%, anno su anno.

Questa la prima evidenza che emerge dalla XIII edizione dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy | Indicod-Ecr, lo studio realizzato in collaborazione con TradeLab che dal 2002 monitora in modo sistematico i beni non alimentari.

Il veicolo di rilevazione somma le informazioni di 13 comparti: mobili e arredamento, abbigliamento e calzature, bricolage, cartoleria, edutainment, casalinghi, elettronica, profumeria, automedicazione, giocattoli, gioielli e orologi, ottica, tessile.

«L’ultimo monitoraggio si è concentrato sui numeri, ma anche sulle tendenze che sono emerse e si sono consolidate negli ultimi anni e che vedono il cliente finale sempre più protagonista: diventa fondamentale cogliere le opportunità offerte da un nuovo paradigma di relazione con il consumatore, dove fisico e digitale possono convivere, idealmente in armonia, nella stessa esperienza di acquisto», commenta Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy | Indicod-Ecr.

A livello macro la fase di contrazione dell’economia italiana è proseguita anche nel 2014, ma con intensità inferiore. Il Pil nazionale si è ridotto dello 0,4% in termini reali, diminuendo quindi in modo significativo la caduta rilevata nel 2013, grazie soprattutto ai segnali di rafforzamento del ciclo economico che si sono manifestati nella seconda metà dell’anno.

Dopo la pesante contrazione mostrata durante la crisi del debito sovrano, i consumi complessivi delle famiglie nel 2014 sono nuovamente aumentati (+0,5%).

La domanda non alimentare, secondo l’Istat, che però abbraccia un numero molto maggiore di voci di spesa per un controvalore di 146,4 miliardi, registra un incoraggiante +0,6% e arriva a pesare sulle spese complessive per un 14,8%, contro il 16,5 del 2010.

Il settore non food coperto dall’Osservatorio ha raggiunto nel 2014 un valore complessivo che tocca i 98,1 miliardi, segnando, come già detto, una flessione dell’1,4%, con alcuni comparti che hanno registrato, dopo oltre due anni consecutivi di flessione, una ripresa delle vendite e dei ricavi: mobili e arredamento (+1,6%), giocattoli (+0,9) e prodotti da automedicazione (+3,5). Ma per la maggior parte dei restanti panieri si legge, se non ancora un segnale positivo, una frenata della caduta.

Il ripiegamento del 2014, da leggersi con tutte le cautele del caso, ha avuto un impatto diverso a seconda dei vari canali. Lo sviluppo di ipermercati e supermercati continua a trovare forti difficoltà, mentre aumenta solo la rete dei discount. In generale le Gsa (grandi superfici alimentari) vedono contrarsi ulteriormente la loro quota in comparti storicamente difficili, come bricolage ed elettronica di consumo, mentre recuperano un po’ di spazio nei casalinghi, cartoleria e tessile.

La rete moderna specializzata continua a contrarsi, ma in modo meno sostenuto rispetto al passato. Nel complesso l’Istituto centrale di statistica rileva un -1,6% di esercizi nel commercio specializzato al dettaglio non alimentare, un dato che, per l’Osservatorio, si traduce in un -2,2 per cento.

Risultano particolarmente penalizzati i punti vendita del tessile. Viceversa, cresce la presenza sul territorio delle catene di casalinghi, elettronica & informatica, articoli sportivi