Nel mondo le vendite online di prodotti di largo consumo stanno crescendo quattro volte più velocemente di quelle offline: il dato emerge dal rapporto Nielsen ‘Future opportunities in Fmcg e-commerce’, che prende in esame 34 mercati e un panorama estremamente mutevole, influenzato da fattori macroeconomici, sociali e di crescita dell'offerta.

A condizionare lo scenario, al 2022, dal lato del consumatore, sono soprattutto la penetrazione degli smartphone, la crescita dei tempi e delle modalità di connessione a Internet, l'online banking, il potenziamento delle infrastrutture digitali. Tutti elementi che porteranno il giro d’affari del grocery online fino a 400 miliardi dollari (340 miliardi di euro) nell'arco di 4 anni.

Anche in Europa l’immediato futuro si svolgerà sempre di più all'insegna dell’e-commerce, soprattutto per via delle mutate dinamiche sociali, come la capacità di bilanciare le ambizioni di carriera con la qualità della vita e la diffusione del lavoro da casa, che comportano una forte richiesta di ‘convenience’, cioè di un assortimento più limitato, ma disponibile con semplicità a tutte le ore.

Il 26% dei consumatori del nostro continente utilizza già piattaforme di commercio elettronico per la consegna a domicilio dei beni di largo consumo.

La Gran Bretagna è in testa alla classifica con il 6,3% del grocery che è già acquistato sulla rete. Segue la Francia (6,1%), dove la formula del clicca e ritira, presente dall'inizio degli anni 2000, ha reso l'e-commerce un successo. La top 5 dell'Europa occidentale continua con la Svizzera, l’Italia e i Paesi Bassi (rispettivamente 1,8, 1,7 e 1,5 per cento).

I restanti mercati dell’Ovest, inclusi nel rapporto, sono Belgio, Spagna, Germania e Portogallo. Nielsen stima che la quota dell’e-grocery in Portogallo (meno dell’1% nel 2017) salirà all’1,6% entro il 2022, per toccare 366 milioni di euro.

Anche nei Paesi nordici presi in esame - Norvegia, Svezia e Danimarca - la propensione verso il commercio elettronico è molto accentuata e oltre un consumatore su quattro (25%) si dice disposto a fare la spesa sulla rete.

In Norvegia, l’area con i servizi pubblici più efficienti, gli atteggiamenti sociali più progressisti e le infrastrutture di migliore qualità, l’incidenza del largo consumo online passerà dall’1% attuale al 2,2% entro il 2022, per toccare 577 milioni di euro.

Stessa situazione in Europa Orientale (Polonia, Turchia e Russia), dove a distinguersi è la nazione polacca: qui si prevede un raddoppio – dall’1 all’1,9 per cento – per arrivare a una domanda di e-grocery pari a 542 milioni di euro.

“I Paesi del nostro Continente dove l’e-grocery è più sviluppato sono accomunati da indicatori sociali precisi: alta media della popolazione, stili di vita sempre più frenetici, urbanizzazione. In queste aree, del resto, le grandi aziende hanno investito ingenti somme nel canale online - commenta Romolo de Camillis, retailer services director di Nielsen Italia -. I servizi di e-commerce che si stanno diffondendo permettono, semplicemente, di risparmiare tempo, il che renderà sempre più urgente, per il mondo distributivo, la necessità di sviluppare un’offerta omni canale”.

Del resto non si può dire che questo non stia già succedendo, anche nel nostro Paese, dove comunque Internet, rimane, al momento, sinonimo di non alimentare e servizi, come dimostra, fra l’altro, il rapporto ‘E-commerce in Italia 2018’ di Casaleggio Associati (maggio 2018).

Secondo questa fonte il totale delle vendite online ha superato, nel nostro Paese, i 35 miliardi di euro nel 2017, con una crescita dell’11 per cento.

“Nella distribuzione del fatturato i settori del tempo libero e del turismo continuano a rappresentare la quota più consistente del mercato, arrivando congiuntamente a generare il 70% del totale e-commerce”.

A tenere banco è, appunto, il tempo libero (40%), in crescita in valore assoluto, ma in calo in percentuale. In forte crescita si dimostrano salute e bellezza (+39%), moda (+28%), alimentare (+24%), elettronica di consumo (+21%), casa e arredamento (+19%). Il food, per quanto dinamico, rappresenta ancora il 2,7% del giro d’affari totale, per un valore di circa 940 milioni di euro.

La cifra, pari al fatturato di un gruppo distributivo di dimensioni medie, è destinata comunque a una sicura, quanto ovvia, crescita, visto che la previsione, alla fine del 2018, è di una variazione positiva di 43 punti.

“Il 74% delle aziende italiane – si legge ancora - dichiara di investire risorse per lo studio di scenari futuri. Il 47% con un orizzonte temporale di 2 anni, il 22% a 5 anni e il 5% a 10 anni”.