L’Istat tira le somme dei consumi 2019. Nel complesso il valore delle vendite al dettaglio sale dello 0,8%, in accelerazione rispetto all’anno precedente, ma con dinamiche piuttosto diversificate tra le varie forme distributive. In particolare, mentre per la Gdo si registra una crescita dell’1,4%, le imprese operanti su piccole superfici risultano in flessione per il terzo anno consecutivo (-0,7%).

“In significativo aumento – spiega l’Istituto centrale - è il commercio elettronico (+18,4%), che vede un’ulteriore accelerazione rispetto alla dinamica 2018”.

Tra gli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare sono ancora i discount a registrare la performance più significativa, con un +4,5 annuo.

Nel solo dicembre 2019 la variazione totale del sell-out è dello 0,5% sia in valore, sia in volume, ma i segnali positivi puntano solo al non food (+0,8% e +0,9% rispettivamente), mentre cibo e bevande flettono dello 0,1.

Rispetto all’ultimo mese del 2018, il valore delle vendite al dettaglio aumenta dello 0,1% per la grande distribuzione e diminuisce dello 0,9% per le imprese operanti su piccole superfici. In forte crescita il commercio elettronico (+38,3%).

Le variazioni tendenziali del non food (dicembre su dicembre) sono abbastanza eterogenee: gli aumenti maggiori riguardano informatica e telefonia (+6,6%), ma anche calzature, articoli in cuoio e da viaggio (+6,1%). Le flessioni più marcate si evidenziano, al contrario, per i prodotti farmaceutici (-2,5%) e cartoleria, libri, giornali e riviste (-1,9%), un gruppo che, considerando il totale dei 12 mesi, registra la diminuzione più elevata (-1,5%).

Nel trimestre ottobre dicembre, infine i dati sono stazionari in valore e in lieve aumento in volume (+0,1%), con i non alimentari che si distinguono ancora per un leggerissimo spunto favorevole.

“La crescita complessiva dello 0,9% del mese di dicembre rispetto al corrispondente, cela dinamiche molto diverse – osserva Claudio Gradara, presidente di Federdistribuzione –. A fronte di un’esplosione dell’e-commerce si può infatti stimare una stagnazione o addirittura un calo del commercio fisico. È un modello di acquisto che tende sempre più ad affermarsi, particolarmente in momenti di picco degli acquisti, come il Cyber Monday o il Natale, che hanno caratterizzato il mese finale. Diventa quindi ancora più urgente intervenire per stabilire parità di regole, fiscali e commerciali. tra i pure player digitali e gli operatori classici”.

Il dato complessivo dell’anno, dal canto suo, conferma, con un +0,8% in valore, “una sostanziale stabilità dei prezzi nelle vendite al dettaglio, a testimonianza della grande prudenza degli imprenditori nel toccare questa leva commerciale, salvaguardando così il potere d’acquisto delle famiglie in una fase economica che ancora rimane segnata da incertezza e debolezza. E se è positivo – prosegue Gradara - che la crescita del 2019 si dimostri superiore a quanto registrato nel 2018 (+0,1%), non si deve dimenticare che bisogna intervenire per rafforzare questa tendenza, aumentare la capacità di spesa dei consumatori e dare maggiore sicurezza sul futuro, stimolando lo sviluppo della domanda interna, vero traino della ripresa del Paese”.

Secondo Carlo Rienzi, presidente di Codacons, "i dati Istat smentiscono quelle associazioni che hanno negato l'importanza delle vendite online e di eventi come il Black Friday, e dimostrano come l'e-commerce abbia profondamente modificato le abitudini di acquisto. A farne le spese sono tuttavia i piccoli negozi, che, anche nel 2019, si confermano in grave difficoltà: per gli esercizi di piccole dimensioni le vendite lo scorso anno sono calate, come detto, dello 0,7%, con punte negative dell’1,3% per i negozi fino a cinque addetti".