Si ha quasi paura a dirlo, ma forse si può cominciare a parlare di un concreto ritorno alla normalità, che va al di là dei vuoti proclami politici: "Tenendo conto della variazione dei prezzi finali, emergono segnali di ripresa dei consumi di beni in termini reali", conferma l’Istat, nella rilevazione inerente agli acquisti degli italiani nel mese di luglio.

Il dato è in positivo dello 0,4% su giugno e dell’1,7% su luglio 2014, mentre nei primi 7 mesi dell'anno, le vendite salgono, in valore, dello 0,7% su base tendenziale con aumenti dell'1,3% per gli alimentari e dello 0,3% per i non alimentari.

La Gdo, sempre a luglio 2015, fa segnare un +3,5% sul corrispondente. Queste le variazioni per canale: ipermercati +3,2, supermercati +3,6, discount +5,4.

Smorza i facili entusiasmi il presidente di Federdistribuzione, Giovanni Cobolli Gigli: “I dati positivi sono da attribuirsi a fattori climatici che hanno sostenuto le vendite dei prodotti stagionali.

“Tuttavia – prosegue - ci sono settori, come quello dei mobili-arredamento, che perdono l’1,3% e l’abbigliamento che sale appena dello 0,2%. La crescita quindi non è ancora completa e a tratti risulta debole. Per fare riprendere la domanda – esorta - bisogna attuare il piano di riduzione fiscale e completare il programma di riforme”.

Resta il fatto che le cifre dell’Istituto centrale ribadiscono i dati relativi a iper e super dell’Osservatorio “Prezzi e mercati” di Unioncamere, che segnalano, nel primo semestre, per la grande distribuzione organizzata, un aumento delle vendite del 2,2% su base annua.

Un cambio di rotta per il moderno, che aveva chiuso i bilanci 2013-2014 con perdite nell’ordine dello 0,2 e 0,4%, e, forse, anche sintomo di un rasserenamento delle famiglie.

Per giunta la risalita del fatturato – prosegue Unioncamere - si deve soltanto all’aumento dei volumi di vendita (+2,1% anno su anno), proprio in una fase nella quale la pressione promozionale, pari oggi al 28,2%, si è lievemente ridotta rispetto allo stesso periodo del 2014.

Anche Iri, in uno studio realizzato in vista di “Marca 2016”, sostiene che torna a crescere in Italia il largo consumo confezionato (LCC).

Dopo un lungo intervallo cronologico di pesante segno meno, nei primi 7 mesi di quest’anno è stato registrato un aumento del 2% delle vendite, in una rete distributiva al dettaglio che conta oltre 68.000 punti vendita, dagli ipermercati e superstore fino ai negozi tradizionali.

In aumento il valore del fatturato complessivo, che nel 2014 aveva raggiunto i 65 miliardi di euro e che, nei primi 7 mesi di quest’anno, ha già superato i 38 miliardi (+750 milioni circa rispetto allo stesso periodo del 2014).

IRI ammette che l’evoluzione del fatturato del LCC è stata spinta in parte da motivi climatici (il bel tempo e il caldo dell’estate scorsa hanno favorito molti consumi), ma, puntualizza, è anche legata a una ripresa più strutturale delle vendite in tutte le aree del Paese.

La ricerca, infine, mette in luce le trasformazioni in corso nei vari canali: continua a diminuire il numero dei punti vendita, che nel gennaio scorso erano 68.828, ben 1.056 in meno rispetto a gennaio 2014.

Chiudono in particolare i piccoli negozi tradizionali e diminuiscono anche gli ipermercati, mentre sono in netta espansione superstore e drugstore.