Uno scenario fatto di luci e ombre quello descritto dall’amministratore delegato di Conad, Francesco Pugliese, e dal direttore generale, Francesco Avanzini, durante la consueta presentazione di fine anno, tenuta a Milano, venerdì 17 dicembre.

Intanto è riemerso un antico problema, scomparso da più di 10 anni: l’inflazione. L’anno dovrebbe chiudere con un rialzo, secondo l’Istat, dell’1,9% per l'indice generale e dello 0,8% per la componente di fondo. Nel frattempo, però, il dato di novembre si è attestato al 4% su base annua, rispetto al 3,2 di ottobre, dunque con un’accelerazione netta.

In compenso l’alimentare continua a crescere e a progredire, mentre nel non food, e specialmente nell’abbigliamento e accessori, è in atto un deciso ripensamento del concetto di grande superficie, un po’ come avvenuto nel canale iper, ma per motivi strutturali e ben diversi.

Limitando il discorso alla Gdo in senso stretto, in previsione, nel 2022, continueranno a perdere terreno, gli iper, con un delta della quota di mercato, secondo le stime Iri a fine novembre, dello 0,41 per cento. A sorpresa andrà peggio per i supermercati, in flessione dello 0,68%, ma con un ruolo, comunque sempre schiacciante: 53,42% rispetto al 9,9% degli ipermercati e in confronto alle piccole superfici di vicinato, che tuttavia si piazzeranno a un 10,18 di quota, un dato che, per il canale, non è certo irrilevante anche se, nel post pandemia, ci sarà un’erosione dei liberi servizi di circa un punto (-0,84% per la precisione)

Il vero fenomeno - non è certo un mistero e nemmeno una sorpresa - è il discount: delta della quota +1,43%, per arrivare al 19,52% rispetto al 18,09% del 2020, anche grazie ai solidi piani industriali delle varie insegne. Il commercio elettronico generalista continuerà, se non altro, a tenere botta, con una piccola performance positiva, pari allo 0,38 per cento.

Tutto questo la dice lunga su un fatto, del resto piuttosto palese: se l’inflazione continuerà a correre l’inossidabile fattore prezzi sarà sempre più rilevante e i discounter sempre più importanti, anche solo come alternativa ai più classici supermercati e alle varie forme di retail grocery.

Persistono, sempre secondo Conad, indipendentemente dalla pandemia alcune tendenze di lungo periodo che sottolineano la coesistenza di elementi di segno opposto: la crescita dell’alta gamma, insieme a quella dei prodotti più convenienti. Del resto, per la Gdo, non si parla certo, salvo che per qualche prodotto, di vero lusso, e l’accessibilità dei beni resta alla portata di una gran parte della popolazione.

Il leader ribadisce anche l’intensificarsi di altre tendenze guida dell’acquisto: sostenibilità dei prodotti e dei marchi, privati o meno, trasparenza e informazione, alto livello di servizio, richiesta di un’esperienza sofisticata e appagante, a dispetto della perdurante riduzione dei tempi di visita nei negozi.

E Conad? Conad, in questo scenario, fluido e insidioso, ha consolidato la sua leadership anche nel 2021, registrando un fatturato complessivo di 16,9 miliardi di euro, in crescita del 6% sul 2020.

“Siamo soddisfatti per i risultati che abbiamo raggiunto – ha detto Pugliese -, ma siamo anche consapevoli di dover fare sempre di più e sempre meglio, perché sentiamo la responsabilità – come primo datore di lavoro del commercio e quarto nel settore privato in Italia - della nostra rilevanza sul tessuto economico e sociale del Paese. Pur in uno scenario macroeconomico in miglioramento, notiamo infatti alcune criticità, come l’inflazione, che rischiano di rallentare la ripresa economica. Per questo, è fondamentale che l’Italia non perda l’occasione storica del Pnr, scongiurando il rischio dell’immobilismo. Noi faremo la nostra parte, continuando il percorso di ammodernamento e sostenendo le associazioni di rappresentanza, per far sì che il mondo del commercio produca uno sforzo unitario collettivo per la trasformazione sostenibile del settore. Per Conad questo vuol dire, oggi e domani, accompagnare l’Italia verso un futuro migliore”.