Si appesantiscono molto, nel trimestre gennaio-marzo 2017, i tempi di pagamento della Gdo. Solo il 16% degli operatori - meno di uno su 5 - ha saldato i fornitori alla scadenza, un dato lontano, di circa 20 punti, dalla media nazionale, pari al 35,6. Cattive notizie anche dai ritardi gravi – oltre i 30 giorni -, che rappresentano il 17,9%, 6 punti sopra la media nazionale (12). Il 66,1% delle imprese, tuttavia, ha regolato le pendenze entro il mese.

I dati emergono dall’ultimo aggiornamento dello ‘Studio pagamenti’ realizzato da Cribis, società del gruppo Crif specializzata nelle informazioni di business, che ha analizzato i comportamenti delle circa 8.500 società della distribuzione moderna.

Il panorama rispecchia ancora le insicurezze della crisi, come dimostra il confronto con i dati 2010. Rispetto a 7 anni fa il numero dei sospesi regolati a termine è diminuito del 24,9%, i ritardi entro i 30 giorni sono cresciuti del 5,9%, mentre quelli oltre il mese hanno fatto segnare un +9,8.

Per fortuna il trend promette schiarite, dal momento che, in un solo anno, i pagamenti puntuali sono cresciuti del 2,1% e i ritardi sopra i 30 giorni sono calati del 13,5.

Dal punto di vista geografico Sud e Isole si caratterizzano ancora per uno scenario critico, con uno striminzito 10,2% di imprese puntuali e un 26,9% di ritardatari gravi. “La situazione migliora man mano che si risale la nostra Penisola - spiega Cribis - con le realtà del Centro che nel 18,9% dei casi paga a termine, ma con un tasso di ritardi pesanti ancora alto (14,1%). Le società del Nord Ovest sono leggermente meno puntuali delle colleghe del Centro (16,4%) ma più virtuose nella fascia oltre i 30 giorni (9,3%). Gli operatori del Nord Est, infine, si distinguono in positivo, con il 28,1% di pagamenti alla scadenza e soltanto il 6% di fatture saldate a più di un mese”.

Nonostante i timidi segnali di miglioramento, la situazione della Gdo internazionale rivela tutta le debolezze nostrane e la nostra Italia si colloca all'ultimo posto in Europa sia nei pagamenti alla scadenza, con appena il 15,6%, sia nei ritardi gravi, con il 18,8% di operatori che saldano a più di un mese.

In entrambi i casi la graduatoria è capeggiata dalla Germania, con il 76,5% di imprese regolari. Sul podio dei più virtuosi anche l'Olanda (62%) e l'Ungheria (52,7). La Repubblica Ceca, dal canto suo, si qualifica per una bassissima incidenza delle fatture regolate oltre i 30 giorni (3%). Vanno male, al contrario, la Francia, il Regno Unito e il Portogallo, stabilmente nella metà bassa della graduatoria.

Negli Stati Uniti le imprese che rispettano i termini rappresentano il 44,1% del totale, mentre i ritardi gravi si attestano al 9,1. Performance simili, ma meno brillanti, in Canada dove gli operatori sono puntuali nel 21,7% dei casi e gravemente ritardatari al 7,8 per cento. Quote di pagatori regolari piuttosto limitate si osservano, infine nella Gdo asiatica, con valori sotto al 20% in Cina, Tailandia e Filippine.

"Una delle grandi differenze tra il nostro Paese e i best performer è nell'attenzione che tradizionalmente viene posta nella gestione del credito - commenta Marco Preti, amministratore delegato di Cribis -. Basta vedere cosa succede in Germania, dove i servizi di gestione degli insoluti hanno una popolarità maggiore, nonostante una situazione economica decisamente migliore.

“Dal nostro osservatorio che prende in considerazione 15.000 clienti appartenenti a diversi settori, rileviamo tuttavia che, anche in Italia, la crisi ha fatto entrare molto più in profondità la cultura del credito. E questa è la buona eredità degli anni difficili. La variabile più significativa è rappresentata dai ritardi oltre i 30 giorni, un’abitudine che comporta molteplici problemi nella gestione di cassa dei fornitori”.

A fine 2010 la Gdo nazionale mostrava una percentuale di pagamenti oltre il mese del 16%, mentre nell'ultima rilevazione (1° quarter 2017) l’indicatore si attestava, come detto, al 18%. Ma nel 2010 la media nazionale dei ritardi gravi era del 5%, mentre oggi la distanza dal comportamento peggiore (12% oltre il mese) si piazza a poco meno di 6 punti. Del resto l’andamento della Gdo è migliore di quello che contrassegna i comparti attigui, come il normal trade e l’Horeca.

In calo i fallimenti: “Sicuramente siamo lontani dai livelli ante crisi e il tasso di default ha un'incidenza molto superiore – conclude Preti -, ma in ogni caso, dopo il picco negativo del 2014, la situazione sta migliorando".


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